I cinghiali nel parco problema grave

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Le dichiarazioni del presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda, Roberto Righettini, espresse nell'articolo pubblicato il 23 ottobre scorso, meritano considerazioni puntuali e chiarificatrici.

Nel Parco Regionale Alto Garda il problema cinghiali si fa sentire di anno in anno sempre più grave. I prati delle malghe sono come «arati», distrutti, con le cotiche erbose rivolte, tali da non permettere lo sfalcio e il pascolo. Pure gli oliveti e i castagneti sono rovinati ed impediscono la normale cura degli appezzamenti. La competizione tra specie di ungulati è compromessa, a danno certamente del capriolo e dei galliformi alpini. Gli agricoltori e i sindaci dei Comuni del Parco sono impotenti e chiedono urgenti soluzioni agli organi competenti, in primis al Parco Alto Garda, ente gestore del territorio.

E il presidente del Parco che fa? Scarica la colpa alla Regione Lombardia per l'impossibilità di far entrare le doppiette nella porzione demaniale del Parco Integrale per stanare i cinghiali!
No caro presidente, lei è decisamente fuori strada. Se andasse a leggere la relazione fatta dall'Ersaf sul cinghiale in Alto Garda oppure prendesse in considerazione le numerose lettere di suggerimenti e visionasse i regolamenti regionali, vedrebbe che il suo immobilismo non è giustificabile.

Sappia presidente che i cinghiali non vivono né si riproducono nella zona demaniale del Parco Integrale, perché è un territorio spesso inospitale e povero di risorse alimentari. I cinghiali entrano nel Parco Integrale solo se braccati o cacciati, come zona rifugio, per poi uscirne appena possibile.
Salvaguardare la porzione di Parco Integrale dalle doppiette è indispensabile e prioritario, è infatti l'unica zona dove ancora c'è una certa densità di fauna pregiata ed è un importante polmone per tutto il Parco.

Ben altre sono le soluzioni da attivare, già previste dalla Legge Regionale N°4 del 22 febbraio 2007 sulla caccia di selezione al cinghiale, che dà la possibilità ai cacciatori abilitati di uscire sul territorio già dal 1° giugno al 31 dicembre, costruendo altane e punti fissi sui prati e pascoli montani e attuare un serio controllo e abbattimento del suide. Oltretutto anche nel periodo di caccia chiusa si possono effettuare abbattimenti di contenimento, effettuati da cacciatori abilitati e coordinati dalla vigilanza venatoria o dalle guardie forestali.

Tali azioni sono purtroppo avversate dal Comitato di Gestione dei cacciatori del Comprensorio Alpino Alto Garda, che per assurdo va dicendo che la caccia al cinghiale è la caccia del futuro, proponendo la carne doc del cinghiale e dei suoi derivati. Non si ha attenzione ai gravi danni che effettua il cinghiale sui pascoli e sui coltivati, né ci si impegna per la salvaguardia del capitale di fauna pregiata (cervi, camosci, caprioli) e galliformi alpini.

Il Parco Alto Garda, ente gestore del territorio, è responsabile di tutto ciò, ma ha purtroppo delegato la materia venatoria al Comitato dei cacciatori del Comprensorio, ha abdicato ad avere un proprio tecnico faunistico sopra le parti e si avvale dei consigli del tecnico faunistico dei cacciatori, logicamente di parte perché scelto e pagato dai cacciatori stessi.

Il Parco Alto Garda ha nominato una Commissione faunistica per valutare le proposte dei cacciatori, commissione ridicola in quanto formata dai cacciatori stessi e non da persone esperte in materia ambientale e faunistica, per giunta mancante di un tecnico faunistico proprio.
Il presidente del Parco Alto Garda fa demagogia, praticamente preferisce essere immobile per non urtare il numeroso gruppo dei cacciatori segugisti e non vuole risolvere il problema con i mezzi attuali, preferendo scaricare le colpe sulla Regione Lombardia.

Va rivista la Commissione faunistica del Parco nominando persone esperte e competenti, va dichiarata la zona di Parco compresa nella ZPS (zona a protezione speciale) non vocata alla presenza del cinghiale e va dichiarata l'eradicazione del suide con abbattimenti mirati da punti fissi identificabili e da cacciatori esperti.
Un buon esempio di gestione e contenimento del cinghiale è proposto dal regolamento trentino nelle zone confinanti al nostro Parco (di cui auspico la visione), dal ritorno alla caccia per settori comunali dove i cacciatori stessi sono responsabili del capitale faunistico e del loro controllo, da una vera caccia di selezione agli ungulati che premi la presenza di specie autoctone a scapito del cinghiale.

Il Parco Alto Garda e il suo presidente hanno colpe gravi per aver permesso che il problema si protrasse così in avanti. Ora è tardi, i danni al territorio sono enormi, è ora di muoversi, senza badare a convenienze elettorali.
Il Comune di Magasa porterà il problema al prossimo Direttivo della Comunità Montana Parco Alto Garda, come ha sempre fatto, chiedendo azioni decisive e sfiduciando le persone incompetenti.

Dott. agronomo Paolo Zattoni
Consigliere comunale con delega all'ambiente
Magasa

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