I cinghiali e la caccia di selezione
Mi ero ripromesso di non intervenire più sul tema, ma anche questa volta, sia pure di contraggenio, sono costretto a farlo per replicare brevemente alle considerazioni del signor Silvano Orio (lettera del 25 gennaio) sulla ormai lunga e per molti aspetti noiosa «querelle» relativa alla eccessiva e dannosa presenza del cinghiale in Alto Garda. Devo intervenire non tanto per tutelare la mia onorabilità personale: per questo - di fronte alle affermazioni calunniose e diffamatorie del signor Orio - ci sono sedi più appropriate, quanto piuttosto per difendere quella del Comitato di gestione del Comprensorio alpino di cui al momento ho la principale responsabilità di conduzione. Vero è che, già dalla prima frase del maestro Orio, tronca e quindi grammaticalmente inconclusa, avevo subito percepito sinistri presagi. Devo anche dire che la sua intemerata me l'aspettavo; mi ero anzi stupito che non si fosse ancora deciso a dire la sua, lui che, inascoltato, da vari decenni da lezioni di alto magistero in materia di gestione faunistica.
Chi scrive la nota non può purtroppo vantare altrettanta preparazione scientifica, vuoi per motivi banalmente anagrafici, vuoi anche perché il tempo dedicato ai problemi del Comprensorio alpino non mi consentono lo spazio necessario per teorizzare nuove strategie d'intervento finalizzate a soddisfare le istanze del coordinatore dei Circoli Arci-Caccia dell'Alto Garda. Questo spiega anche il perché sono costretto ad avvalermi di «yesmen» a beneficiare degli «endorsement» di seguisti - cinghialai locali, tutti naturalmente gravitanti nell'orbita del «cerchio magico».
Ecco spiegato ancora il perché sono portato ad usare «metodi staliniani» nei rapporti coi miei nemici.
Non mi dilungo troppo; mi preme piuttosto, prima di chiudere, chiarire che cosa si intenda, almeno in senso classico, per «caccia di selezione». Ci tengo a chiarirlo perché vedo che né il Maestro Orio, né il suo amico Zattoni sembrano aver capito di che cosa stiamo parlando. È caccia di selezione quella che, esperite sul territorio preso in esame indagini volte a valutare la consistenza di una determinata specie di fauna selvatica (trattasi generalmente di ungulati) e redatto poi un piano di prelievo ritenuto congruo, la Provincia approva, a condizione che l'Istituto superiore per la ricerca ambientale (Ispra) abbia espresso parere conforme. La caccia di selezione è finalizzata a migliorare geneticamente la specie, a mantenerla nel giusto rapporto tra i sessi e le classi di età, ad eliminare i capi affetti da patologie conclamate e i soggetti defedati, a creare insomma le migliori condizioni affinché la stessa specie, non solo si mantenga nel suo habitat, ma possa anche incrementare la sua popolazione. Come può capire anche un profano, la procedura qui succintamente richiamata va invece in rotta di collisione con le finalità auspicate per frenare e drenare la diffusione e la presenza dei cinghiale, sull'Alto Garda come altrove. Sarebbe come voler raggiungere Roma puntando su Vienna. Se la caccia di selezione invocata dal signor Orio e dai suoi sodali è quella che ho cercato di illustrare, forse è venuto il momento di coltivare almeno il dubbio che un siffatto metodo di caccia non potrà mai favorire l'eradicazione del suide, ma assecondarne semmai la sua ulteriore espansione.
Spero con questo di non aver né distrutto l'uomo né cancellato le sue idee.
Non me lo potrei mai perdonare.
Valter Gabrieli
Presidente Comprensorio
Alto Garda
Gargnano
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