Ho una sorella sieropositiva e sono fiera di lei

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Ho sempre temuto che smettere di parlare del pericolo dell’Hiv avrebbe un giorno provocato il ritorno del problema. Speravo di sbagliarmi e invece purtroppo non è così. Le scrivo la mia testimonianza, direttore, perché vorrei far capire che si può convivere con la malattia e che le persone sieropositive possono condurre una vita «normale» e non devono essere considerate degli appestati. Se deciderà di pubblicare il mio scritto, le chiedo riservatezza sul mio nome per tutelare quello di mia sorella. Vedere in tv il ritorno delle campagne di informazione e sensibilizzazione sul virus dell’hiv e leggere la storia di Paolo mi ha riportato indietro nel tempo di almeno 25 anni. Sono gli anni ’90 e sono una adolescente che vive in un paese del bresciano. Una vita serena circondata da numerosi amici e la sensazione di avere il mondo tra le mani. Un giorno tornata da scuola entro in bagno e mia mamma urla dalla cucina «usa le salviette di destra e il set delle manicure con il tuo nome, tua sorella ha un’infezione al sangue non devi usare le sue cose». Scuoto le spalle senza dare troppa importanza alla cosa e penso che tanto fra qualche settimana guarirà. Chiedo spiegazioni a lei come se si trattasse di una banale influenza ma intuisco che qualcosa è cambiato e c’è un clima di forte preoccupazione in casa. A orari cadenzati nell’arco del giorno e della notte mia sorella inizia a prendere decine di pastiglie alla volta che mia mamma con cura schiaccia con il batticarne e la polvere che ne ricava l’avvolge in grandi particole per aiutarla a deglutire il miscuglio di medicinali. Ma l’infezione non passa e non passerà più. Col tempo imparo a conoscere il termine «sieropositivo» scopro che mia sorella è stata volontariamente contagiata dall’uomo che ama e che più tardi la lascerà e continuerà a mietere vittime per vendicarsi della malattia che ha contratto fino a trovare poi la morte. Ma torniamo da quella famiglia che nel frattempo ha ritrovato l’equilibrio e la forza per affrontare la situazione; si stringe intorno alla figlia e combatte contro il pericolo del virus, contro l’ignoranza e la cattiveria delle persone che si allontanano per paura di essere infettate frequentando la nostra casa. Per molti anni ho odiato questa malattia, non solo perché ha colpito mia sorella ma perché ha rubato la mia spensieratezza. Oggi come per Paolo anche per noi il pericolo è molto lontano grazie al progredire delle ricerche e alla costanza di seguire le prescrizioni mediche. Oggi, dopo tanti anni, siamo ancora tutti insieme, mia sorella conduce una vita serena con un nuovo compagno. Sono orgogliosa dei miei genitori che hanno dimostrato grande intelligenza, forza e amore nell’affrontare la situazione; ci hanno insegnato che i problemi non vanno tenuti nascosti ma vanno affrontati. Questo ci ha fatto diventare grandi non solo nell’età, ma anche nella maturità e nella responsabilità. Ho una sorella sieropositiva e sono fiera di lei.

// Lettera firmata E noi del GdB siamo fieri di avere una lettrice come lei. (n.v.)

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