Ho fatto 21 chiamate per il recupero di una lepre ferita
Sono una giovane cittadina bresciana, scrivo questa lettera per denunciare la poca professionalità che vi è nel nostro Paese per quanto riguarda il recupero di animali feriti. L’altra sera, in viaggio da Gussago a Brescia, mentre percorrevo via Fantasina (la strada principale di Cellatica), ho notato una lepre, appena investita, al centro della carreggiata opposta, la quale si trascinava le zampe posteriori e perdeva sangue da un’evidente ferita. Il conducente che l’ha investita, chiaramente, come succede quasi sempre, non si è fermato, mentre i mezzi che seguivano facevano a zig zag per evitare l’impatto con l’animale, che faticosamente si stava dirigendo sul ciglio della strada. Da persona civile quale sono (e fiera di esserlo al giorno d’oggi) ho fatto inversione e ho raggiunto l’animale, agonizzante ed in evidente stato di shock. Da quel momento è iniziato un calvario durato più di un’ora, passato a cercare di contattare qualcuno. In primis ho chiamato il canile sanitario della città, con la speranza che loro, data la vicinanza, potessero recuperare l’animale ferito: purtroppo mi è stato riferito che non era di loro competenza in quanto si occupano solo del recupero di gatti, cani e furetti; mi hanno, però, consigliato di ricontattare lo stesso numero e, digitando «4», mi avrebbero comunicato un numero valido per denunciare l’accaduto. Ascoltando il consiglio, ho ricontattato lo stesso numero, ma, diversamente da quanto previsto, mi è stato detto che degli animali selvatici se ne occupano la Polizia Provinciale e la Forestale. Gentilmente mi hanno dato sei numeri di cellulare da chiamare, assicurandomi che almeno uno di questi sarebbe stato reperibile per il recupero dell’animale: l’unico che mi ha risposto, dei 6 numeri chiamati, è stato un veterinario in ferie, quindi, sottolineo, non tenuto a rispondere; mentre tutti gli altri sono risultati irraggiungibili. Uno di questi non sarebbe dovuto essere reperibile? Non ho mollato ed ho provato a chiamare la sede della Polizia Provinciale, premendo il tasto per il recupero di animali selvatici: 9 minuti in linea, con una musichetta ed il messaggio automatico che ripeteva che gli operatori non erano al momento disponibili. Il tempo passava e l’animale, sempre più sofferente, rimaneva nella sua pozza di sangue a bordo strada. L’unica cosa che restava da fare era quella di chiamare il 112, credendo che almeno loro potessero avere una soluzione; al contrario, la risposta che ho ricevuto è stata: «Noi ci occupiamo di esseri umani o, se per dire, le stanno rubando l’auto, non di animali. Non so che dirle». Perse tutte le speranze, ho richiamato il canile sanitario di Brescia, e, nonostante non fosse di loro competenza, li ho pregati di uscire, perché non è umano lasciar morire un animale sul ciglio della strada. Gli ho lasciato il mio contatto e, successivamente, sono stata richiamata dall’operatore addetto al recupero degli animali, il quale mi ha raggiunto ed ha, finalmente, recuperato la lepre. Il calvario è iniziato alle ore 23.39 ed è terminato alle ore 00.45; ho effettuato 21 chiamate e sono stata rimbalzata da una parte all’altra. Il tutto si è concluso con l’intervento di un organo non competente, ma, fortunatamente, molto disponibile. Ma è davvero questo il Paese in cui viviamo? 21 chiamate per far recuperare un animale in fin di vita? Ma dove siamo finiti?
// Alessandra VertuaBrescia
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