Grandinata e fuga. Lo stadio di Brescia non è una garanzia

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Con mia figlia, sono uno dei fortunati frequentatori dello stadio di Mompiano bersagliati venerdì pomeriggio dal nubifragio con gradinata incorporata. Essendo io allergico alla calca disordinata, ci siamo attardati a uscire dalla gradinata lasciando scorrere il flusso. Quando abbiamo provato a uscire la rampa era ostruita. Abbiamo optato per quella laterale confinante con la curva nord e ci siamo bloccati nella folla a metà della rampa perché chi si era riparato sotto gli spalti aveva ormai occupato tutto lo spazio disponibile. Con estrema fatica siamo ritornati di sopra preferendo l’acqua al rischio di rimanere invischiati in qualche situazione spiacevole o difficile. Ho fatto in tempo a vedere un paio di bambini piuttosto allarmati; uno dei due, sei/sette anni circa in compagnia della figura paterna era schiacciato nella ressa; ho notato l’aiuto di un’altra persona apparentemente sconosciuta che col padre spingeva altri per creare al bambino spazio a sufficienza, mentre intorno probabilmente nella confusione e nel vociare nessuno se n’era reso conto. L’avrei aiutato ma mi era impossibile raggiungerlo. Risaliti, ci rimettiamo nostro malgrado sotto il nubifragio che a questo punto è l’ultimo dei problemi dove troviamo un uomo su una sedia a rotelle sotto il diluvio senza nessuna via di uscita. Ripeto: senza nessuna via di uscita. Brescia, città europea, Capitale della cultura, anno 2024. Quando i nostri politicanti decidono di fare qualcosa per il terzo mondo non serve prendere l’aereo: è sufficiente la metro.

Guido Franchi
Borgosatollo

Caro Guido, comprendiamo l’apprensione di quei momenti e uno sfogo che sarebbe stato anche il nostro, in circostanze simili. Da ciò scaturiscono due riflessioni. Primo: l’importanza della prevenzione del rischio e della massima attenzione da parte di chi si occupa di sicurezza, con conseguente pazienza da parte nostra - di noi cittadini, intendiamo - quando patiamo le conseguenze di procedure apparentemente inutili, quando tutto fila liscio, ma salvavita allorché si verifichino condizioni eccezionali. Secondo: l’urgenza, oltre alla necessità, che si metta mano allo stadio, poiché la vetusta struttura attuale non solo non porta valore alla società di calcio e alla città, ma rappresenta pure un fattore di rischio. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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