Giovani senza colpe ma si aprano i cuori verso gli anziani

Quanta incapacità abbiamo di capire gli stati d’animo delle persone anziane! Ma nessuno ne ha pienamente colpa! Noi umani se non proviamo sulla propria pelle che cosa significhi essere anziani o malati o handicappati, non è dovuto alla poca sensibilità, ma alla mancanza di comprensione. Gli umani comprendono appieno se fanno esperienza sulla propria pelle. Non dobbiamo incolpare i giovani. È soltanto l’esperienza che ci fa consapevoli della solitudine, del dolore, della malattia. Noi umani comprendiamo realmente se proviamo la fatica e il dolore sulla propria pelle. Non dobbiamo tout court incolpare i giovani! Certo ci sono quelli più attenti e comprensivi di altri, dipende dal cuore e dall’educazione ricevuta in famiglia, ognuno di noi non è in grado di capire realmente che cosa significhi essere anziani, malati o handicappati se non se ne ha avuta l’esperienza. Ma certo la comprensione innanzi tutto dipende dal cuore prima ancora che dalla esperienza. Si può essere in sintonia e si può percepire la difficoltà degli ammalati o handicappati se c’è l’attenzione del cuore, se abbiamo imparato ad avere un cuore allenato a vedere la solitudine o la necessità degli altri, ma se non sperimentiamo sulla nostra pelle non si è pronti a sopportare la difficoltà o la frustrazione dell’handicap, della solitudine, dell’anzianità se non l’abbiamo provata. Per questo dobbiamo ringraziare quelli che aiutano le persone in difficoltà. Per essere attenti alle «diversità» occorre guardare negli occhi e nel cuore la persona colpita da una anomalia per rincuorarla ed esserle vicina. Siamo e viviamo gli uni per gli altri, ognuno di noi può diventare aiuto per l’altro e ciò ci fa uscire dal nostro egoismo. Prima o poi tutti siamo chiamati al nostro destino di comuni mortali, senza distinzione di età. Se la morte ci spaventa è perché nessuno di noi è stato creato per morire. La morte è entrata con il peccato che ci ha fatto credere di essere padroni del proprio destino. Quanto il «Senso Religioso» ci ha aiutato a comprendere che la morte non è stata pensata da Dio, ma è entrata con prepotenza con il primo peccato di Eva e Adamo. Soltanto Gesù ha preso su di sé in piena consapevolezza la Croce per ridarci quel Paradiso creato dall’amore paterno di Dio per l’umanità.
// Flora Bresciani Gentile lettrice, oggi è la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, voluta da papa Francesco proprio per ricordare a tutti noi il valore intrinseco delle persone anziane, spesso dimenticato o sottovalutato. Perché davvero la vecchiaia può dare ancora frutti. È un cambio di prospettiva che aiuta ad aprire i nostri cuori sia per capire e andare in aiuto di chi, anziano, soffre per malattie o solitudine, sia per guardare con occhi più empatici quegli stessi nonni e anziani che il Papa definisce «maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli» e possibili «artefici della rivoluzione della tenerezza». E questo aiuterebbe tutti a vivere meglio e forse a temere di meno «sora nostra morte corporale». (g.c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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