Formidabili i carnevali di una volta!

AA
Gran bella cosa il Carnevale a Erbusco... Ma poca cosa se pensiamo a quelli che abbiamo visto molti anni fa. Non voglio sminuire l’operato di chi lo sta organizzando adesso, al quale va un plauso ed un ringraziamento per quello che sta facendo, Tutt’altro. Ma io che ho la veneranda età di 41 anni ed essendo il nipote di colui, il compianto Carlo Lussignoli, che il Carnevale di Erbusco l’ha creato nel 1954 fondando poi la «Compagnia Del Buonumore», credo di avere una memoria storica che spero venga considerata. Penso ai grandi comici che sono passati da queste parti: Cochi & Renato, Ric & Gian, I Santonastaso, Beppe Grillo e Franco Rosi (Quello che cantava: «Sono Il Telegattone... Miaooo», la sigla di «Superclassifica Show») negli anni 70... E poi il mago Silvan, Zuzzurro & Gaspare nell’88, Gigi & Andrea nel ‘90, Teo Teocoli nel 1991. Artisti che sono entrati nella storia della televisione italiana facendo parte di varietà mitici come «Drive In», «Il Poeta e il Contadino», «Risatissima» e «Fantastico»: Chi come me, ha qualche anno in più, se li ricorderà... altro che «Zelig» o «Colorado», con tutto il rispetto. Chi non ricorda poi, il famoso mago Sergio Salamini ed il suo potere di ipnosi? Alla fine dei suoi spettacoli la domanda che ci ponevamo era sempre quella: «Ma li ha ipnotizzati veramente... o erano tutti d’accordo?». Mah. Saperlo! I carnevali che ricordo con più nostalgia, restano per me quelli degli anni ’80 quando ero un ragazzino. Ricordo quando facevo le «Medie» che quello, per noi «pischelli» di allora, era l’avvenimento più atteso dell’anno al pari di Santa Lucia, del Natale e naturalmente della fine dell’anno scolastico. All’epoca Erbusco diventava una sorta di «Paese Dei Balocchi» che partiva dagli autoscontri localizzati dinanzi al Teatro Comunale, proseguiva con il Luna Park e la Sala Giochi all’interno del Parco del Municipio, continuava con le tante bancarelle da Largo Roma fino al Monumento dei Caduti, e si concludeva nella Piazza della Chiesa con il palco ed il punto di ristoro a fianco dove ora c’è un salone estetico. Aggiungo a questo cenno di amarcord, pure l’Oratorio che a quei tempi stava dove c’è la Biblioteca adesso e fungeva da spogliatoio per i figuranti dei carri allegorici. Indimenticabile la cioccolata calda che veniva servita e se mi permettete un ricordo «culinario»: come si fa a non dimenticare la bontà degli gnocchi al pomodoro serviti nei vari stand gastronomici o la qualità della pizza al trancio venduta dai fratelli Paolo e Mino Andreoli poco fuori dal loro negozio alimentare?! Tutto ciò era per me all’epoca: «Un trionfo del sapore, un estasi per il palato...». E non dimentico pure le fornerie della famiglia Magri. Mi ricordo che per noi ragazzi, le strade e i vicoli del paese, diventavano un campo di battaglia, una specie di «Bronx» dove ci si affrontava a colpi di manganello, clave di plastica e schiuma da barba spray. Era d’obbligo come abbigliamento: borchie, jeans, giubbotti in pelle e soprattutto tute militari o mimetiche. Qualche «megalomane» era munito pure di uova e sacchi di farina. Armi «non convenzionali» quelle. Da lì nascevano anche i primi baci con l’amica o la compagna di banco e la scoperta di «nuovi mondi». Si saliva sugli autoscontri e data la concomitanza del Carnevale con il Festival di Sanremo, avevamo come colonna sonora il «primo» Eros Ramazzotti, Luis Miguel con «Ragazzi di Oggi», I New Trolls che cantavano «Faccia Di Cane», Toto Cutugno, Vasco Rossi e gli Spandau Ballet. In particolare la canzone più richiesta e gettonata era guardacaso «Wild Boys» dei Duran Duran. Io «combattevo» sempre al fianco del mio compagno di classe, alle elementari prima e alle medie dopo, ma soprattutto mio grande ed indimenticato amico, Giancarlo. Costui era una fotocopia del Garrone del libro «Cuore» di Edmondo De Amicis: Grande il doppio di tutti noi, un «gigante buono» pronto a diventare «Tyson» nei confronti di chi lo offendeva e ci offendeva. Lui era anni avanti rispetto a noi, sempre all’avanguardia. Fu grazie a lui e alle immagini dei giornalini che mi mostrava che avevo scoperto «come nascono i bambini». Non so se ci siamo capiti... Ma torniamo al Carnevale. Tra una «battaglia» e l’altra, il mio obiettivo era assistere alla sfilata dei carri allegorici. Si cercava di entrare senza farsi notare, per non pagare il biglietto d’ingresso... almeno i miei amici, poiché io, essendo il nipote del Maestro Carlino e di mio zio Vanni, impiegato comunale, potevo usufruire di biglietti omaggio. Yes! Ricordo che in quegli anni, gli Ottanta appunto, c’erano sempre come minimo 25/28 carri provenienti da tutti i paesi limitrofi, e a volte si superava la trentina. Il presentatore era un tale, Nino Frassi, che somigliava in maniera impressionante a Bruno Lauzi e tutte le volte, tutti gli anni esordiva dicendo: «Benvenuti nella... “Viareggio” della Franciacorta». Effettivamente non aveva tutti i torti. C’erano sempre alcuni carri ispirati ai vascelli dei corsari che sparavano certe cannonate di coriandoli piccoli e bianchi: se ti trovavi nelle prime file, quando tornavi a casa dovevi toglierti i coriandoli pure dalle mutande. Almeno un terzo dei carri in gara, provenivano dall’Oratorio San Bernardino di Chiari: tanta quantità ma poca qualità, alcuni carri erano praticamente un rimorchio con quattro fioriere intorno e cinque figuranti mascherati oppure una bara, quattro candelabri intorno e uno vestito da zombie. Qualche anno dopo i clarensi hanno puntato più alla qualità ed infatti, meritatamente qualche primo premio se lo sono portato a casa. Per tre anni, dall’85 all’87, i carri provenienti da Pisogne l’hanno fatta da padroni vincendo altrettante edizioni. Bellissimi carri supportati da balletti e coreografie spettacolari. Essendo io, di padre erbuschese e di madre pisognese, conoscevo molti di quei ragazzi. In estate andavo sempre in villeggiatura da quelle parti, ospite di mia nonna, e rivedere quella gente al carnevale del mio paese era sempre una bella «rimpatriata». C’erano poi i carri fatti dai ragazzi dell’Oratorio di Erbusco che oltre a vincere, potevano davvero andare a Milano o a Viareggio senza sfigurare. Indimenticabile quel carro dell’83, targato Erbusco, che narrava in maniera parodistica l’impresa degli azzurri nella vittoriosa finale, contro la Germania, nel Mondiale ‘82 in Spagna. Che Ridere! La cosa che più mi divertiva di quei carnevali erano i paradossi. La giuria che giudicava i carri in gara era formata da gente che di carri allegorici non ne capiva niente e la «Compagnia Del Buonumore» era composta da persone, a partire da mio nonno e proseguendo poi con chi l’ha sostituito, che con il senso dell’umorismo, la simpatia e la battuta sagace non avevano nulla a che fare. Certi membri di quell’associazione solo a vederli fisicamente o solo a sentirli parlare mettevano una tristezza funerea. Va beh! Però bisogna ammettere che a organizzare il Carnevale erano veramente bravi: del resto «Il Carnevale Di Erbusco» a quei tempi era una cosa seria. Era bello, a casa dalla scuola o in ferie dal lavoro, passeggiare il martedì mattina per vedere in anteprima i carri allegorici in sosta lungo le strade del paese. E poi sentire il suono della Banda Dino Magri che faceva da colonna sonora, attraversando tutte le vie erbuschesi. Davvero formidabili quei carnevali... Massimiliano Lussignoli Erbusco

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato