Figlia bocciata alla maturità. E la scuola è muta

Lettere al direttore
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Scriviamo per esprimere il nostro profondo disappunto nei confronti del liceo scientifico paritario frequentato da nostra figlia, quest’anno bocciata all’esame di maturità, nonostante un percorso scolastico serio e rispettoso delle regole. Nostra figlia non è mai stata una studentessa eccellente, è vero. Ma è sempre stata una ragazza corretta, educata, capace, rispettosa delle persone e dell’istituzione scolastica, con una condotta valutata 9/10. L’ammissione all’esame era avvenuta con una valutazione più che sufficiente. Eppure, dopo le prove scritte, qualcosa è andato storto. La scuola non ha ritenuto opportuno né contattarci né fornire alcuna spiegazione, lasciandoci completamente all’oscuro. Nessun colloquio, nessun confronto, nessuna parola. Nostra figlia ha scritto direttamente ai suoi insegnanti, con rispetto e umiltà, nel tentativo di comprendere cosa fosse accaduto. Non ha ricevuto alcuna risposta. Abbiamo scritto anche noi, come genitori, nella speranza di ricevere almeno un chiarimento. Ancora silenzio. A tutto questo si è aggiunta un’ulteriore amarezza: durante il colloquio orale, nostra figlia è stata trattata con freddezza e, soprattutto da alcuni suoi stessi insegnanti, con un atteggiamento che sembrava mirare più a metterla in difficoltà e umiliarla che a valutarla con equità. Era davvero necessario? È questo il modo in cui si chiude un percorso quinquennale fatto di fiducia, studio e crescita? Inoltre, riteniamo doveroso porre alcune domande più ampie: che ruolo ha la scuola, se uno studente che ha sempre mantenuto una media discreta viene bocciato alla fine del percorso? La scuola lo ha davvero preparato adeguatamente? Quei voti a cosa corrispondevano? Erano realistici? Se la valutazione finale smentisce l’intero andamento degli anni precedenti, allora qualcosa non ha funzionato: o nell’insegnamento, o nella valutazione stessa. E ancora: è davvero accettabile che venga bocciato uno studente che per cinque anni ha mantenuto una condotta esemplare, senza mai creare problemi, sempre rispettoso, presente, collaborativo? La condotta - intesa come maturità, senso civico e atteggiamento responsabile - non dovrebbe forse essere un elemento significativo nella valutazione complessiva di uno studente? Con amarezza ci domandiamo: dov’è finito il Patto di Corresponsabilità scuola-famiglia? Che valore ha oggi, se nei momenti più delicati viene meno il dialogo, la trasparenza, l’ascolto? E più ancora: dov’è finita l’umanizzazione della scuola? Possiamo davvero accettare che un’istituzione educativa si sottragga al confronto, ignorando il bisogno di comprensione e di senso, tanto nei ragazzi quanto nelle famiglie? Questa esperienza lascia in noi - e soprattutto in nostra figlia - un senso profondo di delusione e sfiducia. Speriamo che una riflessione pubblica possa riaccendere l’attenzione sul ruolo educativo della scuola e sull’importanza di una relazione viva, rispettosa e responsabile con le famiglie.

Genitori di una studentessa della classe 5ª

Carissimi, non spetta a noi rispondere alle vostre domande. Rilanciarle però sì. In un tempo in cui si discute sul rifiuto di sostenere l’esame orale della maturità - a questo proposito ospitiamo in questa stessa pagina l’intervento del professor Tomelleri - non sono accessori i quesiti che ponete. Lo diciamo con rispetto sia per voi, di cui comprendiamo per empatia lo sconforto, sia per gli insegnanti. Qui infatti non è in discussione il diritto o meno di bocciare, bensì che a un tale drastico provvedimento non segua un’adeguata spiegazione, un dialogo franco, schietto, onesto. La scuola d’un tempo poteva permetterselo, così come stile asciutto e marziale era quello dell’allenatore o del capo reparto. Al giorno d’oggi, invece, chiudersi nella propria torre d’avorio e fare cadere le decisioni dall’alto fa danni pure nell’allievo modello, figuriamoci in colui o colei che ha più bisogno di aiuto. Premesso ciò, storpiando un poco la frase attribuita ad Einstein, ribadiamo la convinzione che ciascuno abbia un talento, ma è ingiusto pretendere da una rondine che vinca una gara di nuoto. Che riusciate a trovare pace allora e che vostra figlia spieghi le ali non nella scuola, bensì dove può librarsi in volo. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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