Festa della musica e troppo rumore Evviva il silenzio

Mi associo in toto al contenuto della lettera (25 giugno 2025) del gruppo di residenti di via Musei. Io risiedo in una via adiacente a Corso Garibaldi, e nonostante affaccio su cortili interni, ciò non mi ha impedito di partecipare forzatamente alla Festa della Musica di cui mi giungevano echi dalla piazzetta della Pallata. Ho potuto senza difficoltà, vista la distanza dalla Festa, tenere la lezione di lingua italiana ad un rifugiato politico afghano che può venire da me soltanto il sabato mattina perché durante la settimana lavora. Racconto ciò che ho fatto sabato mattina giusto perché se avessi abitato in piazzetta della Pallata, o nei pressi di piazza Rovetta, via San Faustino oppure al Carmine, ciò non mi sarebbe stato possibile a causa del frastuono che invadeva case, vie e piazze. Anche con effetto di rimbombo, in questi contesti urbani, infatti, i suoni si concentrano anziché disperdersi. I motivi per cui una persona sia costretta o abbia bisogno di stare nella sua abitazione o quella di amici o parenti sono molteplici, e non si possono né si debbono banalizzare o sottovalutare a favore di un’intera giornata di assordante divertimento altrui. Il principio della democrazia è libertà con rispetto di chi può avere esigenze diverse dalle proprie, ovvero parlare senza dover urlare sia in casa propria che per strada, tenere le finestre aperte, leggere, ascoltare la tv, riposare, lavorare. Breve commento sulla qualità della musica: la mattina da casa mia ho ascoltato canzoni piacevoli, non ho però mai avvertito momenti di pausa e al pomeriggio ovunque era un delirio. Musica scadente, solo suoni a volume elevato per cui l’ascolto risultava confuso e molto disturbante. La sera, grazie al meteo provvidenziale, è arrivato il silenzio. Viva John Cage. Certo, come si può immaginare, non sono di primo pelo, come penso non lo siano la maggior parte delle persone che scrivono a «Lettere al Direttore», cioè coloro che le lettere le sanno ancora scrivere e hanno opinioni da esprimere. Ho vissuto bene la mia epoca giovanile e non solo, mi sono molto divertita nei decenni della grande musica, di tutti i generi, quando Jagger e i Fab Four erano ragazzini. Frank Zappa, Miles Davis, Syd Barret e i Pink Floyd, i nostri cantautori italiani e quelli francesi, i «complessi» come chiamavamo allora le attuali band, ed il «mitico» concerto di Bob Marley a San Siro, sono solo accenni minimi della musica con cui è cresciuta la mia generazione, certo la precedente e la successiva. Oggi: troppi e irriverenti epigoni di quelle autentiche icone...
Rossella GhedaBrescia
Caro Rossella, senza alcun spirito polemico, una domanda: sull’eccessivo rumore della musica, cosa direbbe non lei, bensì la Rossella di allora, quella che si è «molto divertita» e che ascoltava Mick Jagger, Frank Zappa e i Pink Floyd? Perché d’istinto le daremmo ragione, poi però ricordiamo quando giovani eravamo noi e gli adulti biasimavano la musica che ascoltavamo, definendola soltanto «rumore». Non è forse una ruota che gira? Dubbi, invece di risposte, ce ne rendiamo conto. Ma li condividiamo proprio perché la sentiamo affine a noi, confidando che in cuor suo sappia rispondere a se stessa in modo schietto, sorridendo. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato