Fare la maestra, un obiettivo nobile Ma quanti ostacoli
Lettere al direttore
AA
Sono una ragazza di 26 anni che vorrebbe mostrare a chi mi dice: «Bello fare la maestra, hai tre mesi di ferie!» che essere insegnanti al giorno d’oggi non è poi una meta così semplice da raggiungere.
Dopo il conseguimento di una laurea magistrale, la partecipazione ad un concorso che ha richiesto di spostarsi da Brescia a Lecco e poi a Sondrio per poterlo sostenere, la vincita del suddetto malgrado le migliaia di partecipanti, ha finalmente ottenuto la cattedra per poter insegnare alle nuove generazioni... a Isola Dovarese (provincia di Cremona).
Ho deciso di affrontare comunque questa faticosa avventura senza troppi lamenti pensando ai molteplici neo immessi che si sono allontanati ancor più di me da casa.
Questa Odissea, però, nasconde un ulteriore tranello che molti, come me, stanno vivendo: due mesi di lavoro non ancora retribuiti, segreterie e uffici che rimbalzano chiamate senza dare risposte e i prossimi stipendi sembrano un’utopia irraggiungibile.
Rispondo quindi alla goliardica battuta che qualsiasi insegnante si è sicuramente sentito dire in questo mondo: sì, sono un’insegnante e con ciò che valgo per questo Stato, i tre mesi di ferie me li merito, così come merito uno stipendio per l’importante lavoro che svolgo!
Elisa Pasini
Cara Elisa,
è una porta stretta quella che fa da soglia all’insegnamento. Non già da ora, che anche in passato per ottenere una cattedra di ruolo si doveva sudare sette camicie, tuttavia ridurre tutto a «era peggio prima» o «adesso è più dura» non cambia la sostanza di ciò che ciascuno affronta.
Le siamo vicini, dunque, e comprendendo lo sconforto per certi luoghi comuni che sfociano nel sarcasmo e ci auguriamo che non si abbatta, bensì trasformi ogni puntura di spillo in energia, in forza, in perseveranza (che la perseveranza fa sempre la differenza).
P.S. Auspicare coraggio e ostinazione a lei, non significa esentare da responsabilità politici e funzionari pubblici, i quali dovrebbero attuare regole semplici di accesso al mondo della scuola, mentre invece pare trovino gusto a creare ostacoli, trasformando ogni meta in gimcana. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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