Espressioni poco ortodosse nei necrologi
Noto che sono sempre più frequenti, sugli annunci mortuari, espressioni che, pur nel diritto alla libertà di pensiero, come quello che anch'io sto esercitando ora, rispecchiano sempre meno una visione ortodossa, o almeno razionalmente logica delle cose. Ne esamino solo quattro fra le più gettonate: 1. «È tornato alla casa del Padre...». Ma c'era mai stato? Secondo quale «credo?». Solo Uno, mi sa, essendo stato «ab aeterno» presso il Padre, poi, con l'Ascensione al Cielo... 2. «Beati i morti che muoiono nel Signore...». Mi spiegate come fa un morto a morire? 3. «È mancato all'affetto dei suoi cari...»: È così opportuno dire pubblicamente che con la morte ha fine anche l'affetto dei congiunti verso chi è trapassato? 4. «Vivere nel cuore di chi resta, vuol dire non morire mai». Cosa significa, se di chi è morto, realisticamente, non ci rimane che il ricordo, la memoria, l'affetto e la riconoscenza, appunto? A meno che, quel Chi non abbia la «C» maiuscola... perché non può morire chi vive in Colui che è Eterno (S. Agostino). Non è che, almeno chi è cristiano, non avrà bisogno di una ripassatina di catechismo?
Don Fulvio Bresciani
Capodimonte
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