Effebiesse: ricorso contro la sentenza sul cromo nel pozzo

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La società Effebiesse spa di Villa Carcina, in relazione all’articolo intitolato «Cromo nel pozzo. Effebiesse dovrà risarcire l’Asv ed il Comune», pubblicato sul Giornale di Brescia di giovedì 11 giugno, riguardante l’esito del processo civile che la vede parte convenuta, chiamata a risarcire il danno patrimoniale sofferto dal Comune di Villa Carcina e dall’Asvt in conseguenza di un evento da inquinamento da cromo esavalente asseritamente riconducibile all’attività produttiva dalla stessa esercitata, precisa quanto segue: 1) Effebiesse spa ha iniziato la propria attività produttiva solo nell’anno 1996, quando è stata costituita. 2) Già a far data dal maggio 1989, Usl 38 ed Arpa avevano evidenziato l’esistenza di un focolaio inquinato da cromo esavalente che interessava un’area sita a valle del pozzo «Caroli». 3) Ancora nel 2001, l’Amministrazione comunale di Villa Carcina aveva dato avvio ad uno studio organico dello stato di inquinamento delle acque, richiedendo a tutte le ditte provviste di punti di monitoraggio delle acque sotterranee, situate nel territorio comunale, e tra queste ad Effebiesse spa, di verificare la presenza e la concentrazione del cromo esavalente. 4) Effebiesse spa, pertanto, ben prima della notifica, nell’anno 2004, dell’atto introduttivo della causa civile, aveva già diligentemente provveduto a porre in essere gli interventi di messa in sicurezza necessari a tamponare l’inquinamento, nonché a predisporre idoneo piano di caratterizzazione, sostenendo costi per un importo di oltre 100.000,00 di euro; anche successivamente e di recente, in occasione dei numerosi controlli posti in essere dagli enti preposti alla tutela della salute pubblica, ha dimostrato di disporre di presidi di sicurezza all’avanguardia, a garanzia della salute dei lavoratori e dell’ambiente. 5) Effebiesse spa, nel corso nell’intera vicenda, ha sempre assunto un atteggiamento collaborativo e propositivo, mai elusivo e/o inadempiente nei confronti degli enti preposti ai controlli. 6) La sentenza pronunciata dal Tribunale ha chiarito che non vi sono prove dirette a carico di Effebiesse spa in punto di responsabilità nella causazione dell’evento inquinante; invero, il nesso di causalità tra l’attività produttiva di Effebiesse spa e l’inquinamento da cromo esavalente riscontrato da Arpa nel 2004 è stato giudizialmente accertato solo in via presuntiva, sulla scorta del criterio del «più probabile che non». 7) Effebiesse spa nega fermamente ogni responsabilità in ordine ai fatti contestati e, pertanto, ritenendo ingiusta la sentenza, provvederà tempestivamente ad impugnarla dinanzi alla competente Corte d’Appello. // Il legale rappresentante di Effebiesse Spa Villa Carcina

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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