Ecco la mia idea: Brescia Calcio come il Barcellona

Scrivo in qualità di appassionato di sport e operatore di lungo corso nel settore, spinto da un desiderio di contribuire, seppur con un’idea forse audace e per certi versi utopistica, al dibattito sul futuro del nostro sport cittadino. In un momento di evidente smarrimento e incertezza che avvolge il Brescia Calcio. Credo sia opportuno guardare oltre, immaginando scenari che possano davvero fare la differenza. La proposta, potenzialmente innovativa per l’Italia e, a mio avviso, molto vincente, si ispira al modello delle grandi polisportive spagnole come il Barcellona o il Real Madrid. Queste non sono semplici squadre di calcio, ma veri e propri club che abbracciano una pluralità di discipline sportive. Brescia, con la sua ricchezza di imprenditori illuminati e la presenza di squadre di alto o buon livello in diverse discipline - penso al basket maschile e femminile, alla pallavolo, alla pallanuoto, oltre al calcio, seppur in caduta libera - possiede il terreno fertile per un progetto del genere. Immaginare una polisportiva bresciana che riunisca sotto un’unica, forte egida queste realtà significherebbe non solo dare nuovo slancio al singolo sport, ma anche proiettare l’immagine di Brescia ben oltre i confini nazionali. Il successo del modello spagnolo risiede proprio nel profondo coinvolgimento della popolazione. I soci non sono semplici tifosi, ma parte integrante del club, partecipando alle decisioni e sentendosi veri e propri proprietari. Questo senso di appartenenza genera una base solida e un impegno finanziario e morale che va oltre la singola partita o stagione. Duplicare un modello Barcellona a Brescia darebbe alla nostra città un lustro e un’unicità inestimabili. È innegabile che un ruolo cruciale in un progetto di tale portata dovrebbe essere giocato dalla politica locale. La visione e il supporto istituzionale sarebbero fondamentali per superare le inevitabili complessità organizzative e burocratiche. Parafrasando Winston Churchill: «Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: è il coraggio di continuare che conta». E noi, come Brescia, abbiamo sempre dimostrato questo coraggio. Sono consapevole che l’idea possa sembrare ambiziosa, ma credo fermamente che in momenti di crisi sia necessario osare e pensare in grande.
Stefano QuarenaCaro Stefano, il suo idealismo è nobile e merita senz’altro una citazione. Brescia però non è il paese delle fate, né è ricorrente che la realtà si modelli ai nostri desideri. Meglio dunque essere schietti, con il rischio di sembrare cinici, piuttosto che lisciarle il pelo sapendo benissimo che un’idea del genere in Italia non è fattibile. O, meglio, nessuno c’è mai riuscito - non soltanto a Brescia, ma pure altrove - e siamo certi non sia un caso (vogliamo evitare di azzardarci in una spiegazione sociologica, ma - se le interessa approfondire - le consigliamo la bella spiegazione di Roberto Saviano riguardo il Palio di Siena). Invece di sognare modelli stupendi realizzati altrove, meglio allora concentrarsi su cosa si può fare ora e qui. Magari cominciando a trovare un imprenditore o un gruppo di soci disposti a mettere qualcosa che nel calcio è una materia più rara dell’astato o dell’iridio: la serietà (g. bar.)
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