Ecco i «segreti» dell’orologio di piazza Loggia

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Ringrazio la poetessa Elena Alberti Nulli e il GdB per la pubblicazione della bella lettera del 23 luglio con la quale ci ha dipinto un’affascinante passeggiata in città carica di storia e arte. Sentendomi in piccola parte coinvolto, vorrei soffermarmi sul punto dove si interroga se sarà vero che i bresciani hanno accecato il costruttore dell’orologio astronomico di piazza della Loggia perché non ne potesse fare un altro. Come immagino tutti, giustamente non ci crede. Curo da molti anni il complesso dell’orologio di piazza della Loggia e collaboro per le stesse mansioni a quello di piazza dei Signori a Padova e del Torrazzo a Cremona. A volte recandomi nei locali dell’Orologio di piazza della Loggia, mi soffermo ad ascoltare i commenti delle persone che osservano il bel quadrante. Alcune manifestano piacere e stupore mentre si interrogano sulla misteriosità delle sue indicazioni. Questo mi porta col pensiero al momento in cui l’orologio ha preso vita nella piazza immaginando la meraviglia suscitata dalla bellezza del quadrante e per la possibilità di apprezzare i moti della Luna e del Sole nei vari aspetti. Non essendo distratte dalle mille cose che oggi abbiamo intorno, penso che allora le persone ne capissero più di oggi e conoscessero bene il cielo potendolo osservare nella sua magnificenza senza inquinamento luminoso. Oggi per vedere il cielo si va nel deserto e cosa indica un astrario lo sanno davvero in pochi. L’orologio Astrario di piazza della Loggia (anno 1546) è l’ultimo dei tre realizzati dalla Serenissima Repubblica di Venezia, dopo quello di Padova e Venezia. L’orologio di piazza dei Signori a Padova, è stato realizzato nel 1344 da Jacopo Dondi da Chioggia e ricostruito nel 1437 da Matteo Novello, Giovanni e Giampietro dalle Caldiere perché distrutto a seguito di eventi bellici. L’orologio di piazza San Marco a Venezia è stato costruito con deliberazione del Senato Veneto nel 1493, da Zuan Carlo da Reggio. È caratteristica comune dei tre orologi essere costruiti quali «nuovi orologi» rispetto a macchine ancora più antiche già presenti nelle tre piazze. Dei tre quello di Padova non ha gli automi per il battito delle ore che avviene con un martello tirato da fune comandata dal meccanismo. Dalle note storiche di Brescia si legge: ... «Il Consiglio Generale della Città, il primo di Dicembre 1543 aveva stabilito di far costruire il nuovo Orologio nella Piazza grande (Loggia) e scelsero Paolo Gennari da Rezzato per questo uopo, il quale aveva il governo dell’Orologio della Torre della Pallata, e inoltre fino al 1539. aveva dato saggio del valore in questo proposito formando l’Orologio che fu messo nello loco del Palazzo Vecchio de Bressa, dove sta il Mag. Podestà, come attesta Pandolfo Nassino a car. 271 del suo Registro di Cose di Brescia»... Notiamo che al momento della realizzazione del complesso dell’orologio di piazza della Loggia, la torre del palazzo vecchio (Broletto) e la torre della Pallata avevano già degli orologi installati. Quello del Broletto certamente realizzato dal Gennari nel 1539, che sette anni dopo realizzerà il complesso di piazza della Loggia mentre aveva in cura quello della Pallata. L’orologio del Broletto e della Pallata hanno i meccanismi delle Sezioni del Tempo e Suoneria con martello su campana e il quadrante non astronomico. Da molti anni queste storiche macchine sono ancora lì abbandonate. Tornando all’orologio di piazza della Loggia è importante notare che la Sezione Astronomica (il complesso di ruote posto dietro al quadrante dal lato della piazza), è molto simile a quella di Padova. Anche i quadranti sono molto simili. Non in modo così calzante ma si può dire lo stesso anche per quello di Venezia. L’impronta della Serenissima è molto evidente nei tre orologi. Nota interessante è il fatto che pur conservando una similitudine costruttiva con la costruzione dell’orologio bresciano si è modificata la serie di ingranaggi dedicati alla gestione del disco indice della Luna che nell’edizione padovana richiede particolare attenzione e regolazione. Il bravo Paolo Gennari, nel costruire l’orologio di Brescia ha potuto osservare l’orologio di Padova più antico di oltre cento anni del quale si conosceva il funzionamento e le regolazioni. All’interno dei locali dell’orologio in piazza Loggia sono incise sulla chiave di volta in marmo le iniziali del costruttore e la data di costruzione: P.L.R. MDXXXXVI. Ritengo che P.L.R. stia per: Paol Leroer de Rezat. Tornando al simpatico rifiuto a credere della poetessa Elena Alberti Nulli, che si siano cavati gli occhi al bravo Paolo Gennari è evidente che non avrebbe avuto senso avendo egli a disposizione quello di Padova da copiare migliorandolo come in effetti ha fatto in modo magistrale. Una parte della «leggenda metropolitana» come l’avevo sentita io da ragazzo avrebbe potuto essere vera. ... «accecato il costruttore si era fatto accompagnare vicino all’orologio e toccato in modo impercettibile una piccola parte rese sconclusionato il funzionamento degli automi»... Non credo nemmeno che sia avvenuto questo anche se possibile avendo individuato (con difficoltà) che quel particolare esiste. Queste antiche macchine mantengono un fascino particolare anche per chi conosce nel profondo i delicati equilibri che le governano. Coltivare questa passione, apprezzarne l’importanza culturale, approfondire la loro conoscenza tecnica e storica, è motivo di soddisfazione. Chi possiede le giuste sensibilità e autentica passione, entra in un rapporto di vera confidenza con loro, quasi un’armonia empatica con l’orologio che gli «dice» qualcosa per ogni suo piccolo rumore o un silenzio non atteso, riuscendo anche con questo ad interpretare ciò che è necessario alla loro cura in rapporto con le precise leggi della fisica che attendono al loro funzionamento. L’impegno è mirato a fare in modo che continuino a funzionare nel migliore dei modi e si conservino per tanto tempo ancora.

// Mario Margotti
Milzano

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