Ecco come costruirei la mia città
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Tema: spiega il lavoro fatto a scuola nelle ora di geografia e arte. Immagina la tua città ideale e prova a descriverla. Ricorda quali sono gli elementi che caratterizzano una città e rifletti su alcune provocazioni di Italo Calvino nelle «Città Invisibili», riguardo al rapporto tra la città e i suoi abitanti. Svolgimento: durante le ultime settimane ci siamo dedicati alla realizzazione di un plastico che rappresentasse la nostra «città ideale». Le professoresse Zoni e Costa si sono accordate per farci usare le loro ore di geografia e arte. Abbiamo così attivato un piccolo progetto di classe sullo studio dell’urbanizzazione e della struttura delle città moderne, per costruire una nostra città senza inquinamento, sporcizia… Dovevamo anche pensare varie soluzioni per vivere meglio insieme, cercando di trovare risposte a problemi odierni, come lo smaltimento dei rifiuti e la loro gestione, la costruzione di strutture ecologiche, la diffusione di aree verdi… Per rendere la città più colorata e divertente abbiamo pensato alla realizzazione di edifici strani, ci siamo aiutati con alcune immagini trovate in internet che ci hanno dato un’idea un po’ generale per la costruzione delle strutture, e poi la nostra fantasia ha iniziato a elaborare progetti, sempre più originali, particolareggiati ed unici. Anche la professoressa Rizzola ha contribuito al progetto, facendoci leggere alcuni brani sulle «città invisibili» di Italo Calvino; secondo me conoscere alcune «fantasie» dello scrittore è stato molto divertente e mi ha fatto riflettere perché all’interno di ogni descrizione era contenuta una morale, un significato sul quale ragionare. Questo grande lavoro ci ha permesso di aprire le porte alla immaginazione e di pensare come adattare il Mondo ai nostri bisogni, facendolo diventare il «Nostro Mondo». La città che desidero dev’essere il mio paradiso perché ci vivrei per tutta la vita, lo farebbero i miei figli e, fra molti anni lo stesso sarebbe per i figli dei miei figli. Non dev’essere un paradiso solo esteticamente, ma anche nei sistemi di governo, pulizia, istruzione… e soprattutto dev’esserci giustizia: una società che non faccia rimanere a piedi chi si impegna e viaggiare chi crede di poter sopravvivere senza fatica (come in quella di oggi, nella quale, purtroppo, non sono sempre i buoni ad avere la meglio, ma spesso i furbi e i bugiardi!) Non bisogna pensare a se stessi, ma anche al futuro delle altre persone, cercando di renderglielo migliore. Desidero collocare la mia città in montagna, perché l’aria è pulita, amo lo sci e, d’estate, mi piace fare lunghe passeggiate nel bosco; amo molto anche l’ambiente lacustre per l’atmosfera rilassante. Una valida soluzione che soddisfi i miei desideri è questa: una città in montagna, attraversata da un fiume sfociante in un bel vasto lago al confine della città stessa. Per rispondere alle mie esigenze deve avere molti spazi verdi ed, essendo in montagna, non credo ci possa essere la mancanza di parchi giochi e boschi! Le case dovrebbero essere divise in agglomerati: ognuno caratterizzato da un particolare (il colore, la forma dei tetti, delle finestre, delle porte…) ma la cosa più importante è che ogni abitante si senta a suo agio e che tutti, senza litigare, possano andare d’accordo ed essere amici (sul lavoro, in famiglia e nei luoghi pubblici). Ad esempio, se una persona sta andando a comprare il pane e vede un altro cittadino che gli passa affianco e lo saluta, si augurano buona giornata, non fanno come alcune persone di oggi che se si incontrano per strada si scambiamo solo delle occhiatacce: mi piacerebbe che i rapporti fra la gente fossero un po’ come Annalisa Strada li ha descritti nell’isola di Litala nella prima storiella del libro «Evviva la… Costituzione»: «Uscì di casa e salutò la donna delle pulizie. Poi fece un cenno di saluto ai muratori che stavano sistemando un’impalcatura sulla casa di fronte alla sua. Si fermò a fare due chiacchiere con il suo fruttivendolo di fiducia e fu interrotto dalla portalettere che gli doveva far firmare una raccomandata». Un’altra cosa importante è che nella mia città ideale non ci siano rifiuti sparsi per le strade e, per far sì che questo avvenga si potrebbe decidere di fare una raccolta porta a porta; però i rifiuti, al posto di essere lasciati davanti ai cancelli delle case, potrebbero essere portati dai cittadini in apposite aree distribuite nella città: un giorno si porta l’umido, un altro la plastica, quello dopo la carta… La puzza emanata dai rifiuti non disturberebbe le persone e nella città non ci sarebbero le vie piene di sacchi. Non trovo impossibile la realizzazione di una città come questa, perché basterebbe cambiare alcuni aspetti della città di oggi per migliorarne l’organizzazione. Credo che la difficoltà si trovi nel mantenere l’ordine e la pulizia perché dipendono dall’educazione delle persone. Essendo un sogno non si deve mai smettere di crederci e, come dicono sempre, non bisogna gettare la spugna ma inseguirlo e, magari un giorno, riuscire ad acchiapparlo. // Arianna Riccardi 1ª M Carducci
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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