Domenica si vota Per i cittadini è un’occasione

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Domenica prossima, 14 aprile, la città sarà chiamata al voto per rinnovare i suoi 33 Consigli di quartiere. Strumenti di partecipazione popolare e volontaria alla vita amministrativa e sociale della città, hanno in questi anni assunto diversi ruoli e funzioni. Promozione di cittadinanza attiva, funzioni consultive sulle scelte di programmazione dell’Amministrazione comunale. Collettore delle istanze dei cittadini sui problemi della vita quotidiana dei quartieri. Ma anche un ruolo propositivo di piccoli e grandi progetti tesi a migliorare la vita dei quartieri. Per contribuire a creare quella identità di quartiere che possa fare da collante sociale in una città in continua crescita e trasformazione. Per il Comune, crediamo, un indispensabile strumento di ascolto ed osservazione territoriale. Un istituto, il Consiglio di quartiere, piace ricordarlo, che ha svolto un importante ruolo di solidarietà urbana durante la pandemia con l’aiuto alla distribuzione delle prime mascherine e l’assistenza (spesa, medicinali, etc.) ai malati confinati in casa. I nuovi Cdq opereranno nel quadro del nuovo regolamento per l’attivazione della partecipazione territoriale e di comunità. Saranno collocati cioè, nel complessivo progetto di costituzione del «Consiglio d’indirizzo della Partecipazione a Brescia», che le linee di mandato dell’Amministrazione prevedono di realizzare. Progetto che cercherà di dare un nuovo equilibrio tra i tanti strumenti di democrazia orizzontale che il Comune di Brescia offre ai propri cittadini. Pensiamo ai Punti Comunità, agli Osservatori, alle varie Consulte. Allo stesso ruolo dell’Urban Center, strumento di progettazione urbanistica per eccellenza, ma anche importante attivatore di partecipazione progettuale. Una ulteriore sollecitazione a relazionarsi con l’associazionismo civico presente nei nostri quartieri. Lo stesso progetto di coinvolgimento dei Cdq alla realizzazione del Bilancio Partecipativo li pone, da questo punto di vista, su di un piano diverso da quello su cui si sono mossi fino ad ora. L’elezione dei Cdq rappresenta quindi per la cittadinanza un’ulteriore occasione di partecipazione e di investimento sul miglioramento della quotidianità della vita dei nostri quartieri. Un’occasione da non perdere, recandosi a votare. Non sono la soluzione a tutti i problemi, ma senza di loro, la città sarebbe più povera .
Domenico Molino

Caro Domenico,

dei Consigli di quartiere ci siamo spesso occupati e proprio sul giornale di oggi vi dedichiamo una doppia pagina, che senza ambizione di esaurire l’argomento, certo offre quanto di essenziale c’è da sapere.

Qui ci ritagliamo qualche riga ulteriore per una provocazione, che riguarda sì i Consigli di quartiere, ma in senso più ampio tutti gli organi di rappresentanza elettiva e i modelli tradizionali di partecipazione, espressione diretta del Novecento e in particolare degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta.

Lo spunto ci viene dalle difficoltà - raccontate anch’esse - di raccogliere disponibilità e candidature. Non soltanto nei Consigli cittadini di quartiere, ma pure per i Consigli comunali e a volte, nei paesi più piccoli, addirittura per il sindaco.

Non volendo addentrarci in un’analisi politica per la quale sarebbe certo più competente il collega Carlo Muzzi, ci limitiamo a constatare che, cambiando i tempi, muta anche l’efficacia degli strumenti ideati per rendere compiuta la democrazia, con la conseguente necessità di ripensarli, di adeguarli.

La domanda da porsi allora è questa: la partecipazione è tuttora un valore? Noi una risposta l’abbiamo, siamo curiosi di conoscere la sua, la vostra.

(g.bar.)

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