Dobbiamo lottare contro l’odio o fomentarlo?

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Stiamo vivendo in un periodo in cui il terrorismo è sempre più all’ordine del giorno, in cui la pace mondiale è continuamente messa in discussione dai Paesi più potenti, in cui il cambiamento climatico è la più grande minaccia all’esistenza della nostra società e in cui la gioventù sogna un binomio casa-lavoro fisso che ha sempre di più un sapore utopico. È un periodo in cui una media di dodici migranti al giorno muore nel Mediterraneo, in cui una cittadina italiana di colore non è la benvenuta in un concorso canoro a Verona ed una coppia gay in un BnB a Tropea. Un periodo in cui il presidente dello Stato più potente al mondo non riesce a condannare apertamente la violenza scaturita da una manifestazione nazista e razzista, in cui la frase «non sono razzista, però...» è sempre più all’ordine del giorno, ed in cui commenti sessisti su donne non hanno mai smesso di esistere. In questo periodo, che tanto sembra scuro e terribile, ognuno di noi è chiamato a fare una scelta: lottare contro l’odio, o fomentarlo. In un periodo in cui simboli fascisti possono passeggiare indisturbati tra le strade, in cui la parola «clandestino» è utilizzata erroneamente da media e politici per rappresentare legali richiedenti asilo, in cui un politico twitta «schiacciare questi vermi, senza pietà» senza rendersi conto che da violenza nasce violenza, in cui chiunque può commentare su Facebook «bruciamoli tutti!», ognuno di noi ha una responsabilità. Abbiamo la responsabilità di non tacere e di non astenerci. Il silenzio di chi condivide valori di uguaglianza e di non violenza non fa altro che far risonare più forti gli «hate speech», i discorsi di odio. Smontiamo le bufale, informiamoci criticamente, impariamo dalla storia passata. Il passo è breve, secondo me. Si parte da uno stato su Facebook semi-discriminatorio che riceve tanti «mi piace», ci sente subito non soli, queste idee vengono diffuse liberamente sul web, al bar, tra gli amici, toccando sempre più persone... e si è sempre più vicini all’attuazione di queste idee. Da questo scaturisce la necessità per tutti noi, che crediamo nell’uguaglianza, nella democrazia e nella pace, di non tacere, di condividere le nostre idee con la stessa forza e di instaurare un confronto pacifico basato su fatti ed evidenze. Cerchiamo di smontare l’immagine «criminale» di chi è diverso da noi, di batterci per i diritti delle donne e della comunità Lgbtq, di salvaguardare l’ambiente e di creare una società senza ineguaglianze. Ovunque, sul web, al bar, alle cene di famiglia. Non lasciamo che il nostro tacere fomenti l’odio. Niente sarà più difficile ma, se avremo successo, la storia ci ringrazierà.

// Cecilia Manduca
Nuvolento

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