Divisione Acqui,un eroismo di cuifare memoria

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N on tutti conoscono la storia della Divisione Acqui. Magari conosciamo cosa è successo in linea di massima, ma una lettura attenta dei numeri ci può aiutare a comprendere meglio il tragico eroismo di quegli eventi. Nel 1943 la divisione di Fanteria «Acqui», forte di 11.500 uomini di truppa e 525 ufficiali, unitamente ed effettivi della Reale Marina, presidiava l’isola di Cefalonia in Grecia. L’annuncio dell’armistizio risvegliava nei soldati i loro veri sentimenti che manifestavano nella decisione di far guerra ai tedeschi. Il 13 settembre 1943 mentre il generale Antonio Gandin, comandante della divisione, continuava ancora le trattative con il presidio tedesco dell’isola composta da 3.000 uomini, un’iniziativa eroica dei soldati italiani si stava compiendo: tre batterie, la Prima, la Terza, la Quinta del 33° artiglieria aprivano il fuoco contro i tedeschi al grido di «Viva l’Italia». Ad essi si affiancarono due batterie della Marina ed alcuni reparti minori di Fanteria. Il 14 settembre giungeva anche dal Comando Supremo Italiano l’ordine di opporsi con le armi ai tedeschi. La battaglia iniziata il 15 si protrasse con alterne vicende fino al 22 settembre. Fanti, artiglieri, marinai e carabinieri dimostrarono tutto il valore. Due intimazioni di resa non furono prese in considerazione, nonostante la seconda, firmata dal Generale Lanz, concludesse «Chi verrà fatto prigioniero non potrà più tornare in patria». Dal mattino del 21 settembre alle prime ore del pomeriggio del 22, tutti i reparti militari isolati che cadevano in mano al nemico erano immediatamente passati alle armi mediante esecuzioni sommarie. In questo modo morivano 5.000 uomini di truppa e 189 ufficiali. Alle ore 16 del 24 settembre, dalle ore 13.30 erano fucilati, a campo San Teodoro, mediante regolari plotoni d’esecuzione, gli ultimi 136 ufficiali. Essi dimostrarono grande dignità e fermezza. Nel trasporto dei soldati prigionieri sul territorio della Grecia, tre navi urtarono su mine e colarono a picco. I tedeschi mitragliarono i naufraghi. Perirono così altri 3.000 uomini. Totale delle perdite inflitte al nemico: uomini di truppa 1.500, aerei 19, mezzi da sbarco 3. Totale delle perdite subite: uomini di truppa 9.000, ufficiali 390. Il comando tedesco proibì di dare sepoltura ai caduti perché «ribelli e traditori». La «Acqui» rappresenta la continuità tra la Prima guerra mondiale e la guerra di Liberazione nazionale: ancor oggi può servire da monito a non disperdere il patrimonio etico che con il suo sacrificio ci ha lasciato. Un comunicato straordinario della Presidenza della Repubblica informò la nazione della vicenda affinché conoscesse la realtà dei fatti della Divisione «Acqui» che, citando l’espressione usata in quel foglio, «si è silenziosamente immolata a Cefalonia». Con decreto ministeriale 2 gennaio 1993 è tributato ai componenti la difesa militare terrestre delle Isole Ionie di Cefalonia e Corfù l’encomio solenne. Chiniamo il capo alla memoria degli eroi di Cefalonia e Corfù che sacrificarono la vita nella serena coscienza di adempiere a un sac ro dovere. Dobbiamo accogliere l’invito che rivolse il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, cioè «inviare un messaggio di libertà, perché gli anziani ricordino e i giovani sappiano». È compito dei democratici quindi anche di noi antifascisti essere in prima fila perché si rafforzi il filo della memoria tra il passato e il presente.
Renato Bettinzioli
Anppia - Ass. Naz. Perseguitati Politici
Italiani Antifascisti - Brescia

Ge

ntile lettore, grazie per aver ricordato proprio in questi giorni in cui ricorre l’ottantesimo anniversario, l’eccidio dei militari italiani che a Cefalonia non si erano voluti arrendere ai tedeschi in seguito all’armistizio. Sulle modalità in cui si arrivò al brutale epilogo esistono diverse interpretazioni e valutazioni degli storici, ma a nostro avviso è giusto e doveroso rendere omaggio ai caduti di questa pagina tragica della nostra storia. E ricordare con convinzione anche alle nuove generazioni che il sacrificio della Divisione Acqui - come la scelta di oltre 600mila militari italiani internati nei lager in Germania per non aver voluto continuare a combattere a fianco dei tedeschi - si inscrive oggi a pieno titolo nel grande libro del riscatto italiano all’indomani dell’8 settembre, grazie alle parole pronunciate proprio a Cefalonia nel 2001 dall’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi: «La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un’Italia libera dal fascismo». (g.c.)

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