Disboscamento selvaggio da Artogne ad Alpiaz

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Ho letto vari articoli su Montecampione, molto belli ed interessanti sul suo giornale, i quali valorizzavano il contesto di Alpiaz. Sono più di cinquant’anni che frequento Montecampione per vari motivi e quest’anno nell’entrare nel bosco ho avuto un’amara sorpresa: ruspe e motoseghe al lavoro. Un disboscamento selvaggio da Artogne ad Alpiaz, una foresta secolare di conifere completamente distrutta per, mi è stato riferito dalla Guardia Forestale, ricavare legname. Non bastano le piogge acide, l’inquinamento industriale, i tubi di scappamento delle automobili ad inquinare e rovinare questo bellissimo ecosistema? Sono secoli che si continua con un selvaggio disboscamento, stravolgendo questo delicato equilibrio ambientale. Tutti sappiamo che tagliare un bosco non vuol dire solo abbattere alberi, significa anche perdere terreno fertile, aumentare il pericolo di valanghe, di frane, di smottamenti, rendendo più pericolose le piene dei torrenti, provocando enormi danni, facendone poi le spese ponti, argini, campi coltivati ed abitazioni. Non è così che si valorizza il territorio. Non è così che si difende un’ecosistema così importante. Non va dimenticato che un bosco di conifere è un habitat importantissimo nel quale molti animali e vegetali vivono in stretto rapporto fra loro e che «difendere» questo ecosistema significa difendere il futuro delle generazioni a venire. Ecco perché ogni intervento sull’ambiente, anche il più piccolo, da parte dell’uomo, richiede un’estrema cautela e capacità di prevedere gli effetti negativi anche nel lungo periodo. Ne abbiamo avuto molti esempi. Questo purtroppo credo non sia stato fatto a Montecampione, anzi si è realizzato uno scempio di conifere secolari veramente oltraggioso, senza il minimo rispetto per l’ambiente.

// Luciano Travaglia
Borgosatollo

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