Difficile strada dell'uguaglianza fra uomo e donna
L'Articolo 3 della Costituzione italiana, uno dei dodici principi fondamentali, recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Umberto Ambrosoli come lui stesso dice «forte perché libero», scrive nei suoi programmi elettorali: «
Insieme a me porterò una nuova generazione e molte donne, che ho messo al centro del mio programma perché sanno dare una prospettiva diversa a tutte le cose. E a loro saranno aperte le porte della nuova Regione Lombardia, a partire dalla Giunta
».
La legge 215 entrata in vigore il 26 dicembre 2012 modifica l'art. 6 del T.U. relativo all'ordinamento degli Enti Locali nei confronti delle pari opportunità.
Cosa cambia?
Il verbo «promuovere» viene sostituito da «garantire».
Si debbono cioè garantire e favorire le presenze femminili nelle amministrazioni.
Perché?
Scagli la prima pietra chi davanti a tale scelta, a parità di merito, di curriculum ed esperienza abbia preferito una donna a un uomo.
Sassolini, neppure degni di sbucciare le dita dei piedi se collocati in una scarpa.
Per questo la nostra Carta Costituzionale testimone di democrazia, ha svolto il suo compito: laddove l'uomo non rimuove gli ostacoli ci pensa la legge.
Bene, ma la legge pur essendo tale non vale per tutti.
Ad esempio a Brescia il 18 febbraio 2013 durante il consiglio comunale, approfittando della assenza del Pd e con solo due donne che stoicamente cercavano di difendere questo diritto, si è votato contro.
Contro cosa? Contro una legge dello Stato, contro la Costituzione?
Pare.
Enrica Recalcati
Brescia
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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