Diciamo basta alle parole inglesi Meglio il dialetto

Lettere al direttore
AA
Smettetela di usare continuamente la parola podcast, su da bravi, siamo bresciani non inglesi. Leggo sempre il «mio» giornale di Brescia ma smettetela con gli inglesismi. Meglio il nostro dialetto... Comunque continuerò sempre a leggere il Giornale di Brescia.
Gimmi Dalé
Caro Gimmi, la fa breve lei. E vorremmo non farla lunga anche noi, ma si immagina se al posto di «podcast» indicassimo in italiano ciò che significa? «Traccia audio messa a disposizione su internet per chiunque si abboni a una trasmissione periodica e scaricabile da un apposito programma al fine di essere ascoltata».
Già alla seconda riga ci perderemmo, dalla terza in poi cadrebbe pure la palpebra.
E neppure ci piacerebbe «italianizzarla», traducendo le due parti in cui è composta la parola: bacello (pod, da iPod, il lettore di file Mp3 della Apple) trasmettibile (cast, contrazione di broadcast).
Ironie (e verità) a parte, il problema che pone ci trova assai sensibili - lo ammettiamo - tanto che personalmente ci faremmo cavare un dente piuttosto che abusare con inglesismi e affini.
Ci rendiamo conto tuttavia che, così come la realtà, anche la parola cambia, si adegua, introduce nuove espressioni, attinge dal proprio tempo, in un’evoluzione continua. È il destino di ogni lingua che vuole rimanere ciò che è e che deve sempre restare: viva. (g. bar.)
Gimmi Dalé
Caro Gimmi, la fa breve lei. E vorremmo non farla lunga anche noi, ma si immagina se al posto di «podcast» indicassimo in italiano ciò che significa? «Traccia audio messa a disposizione su internet per chiunque si abboni a una trasmissione periodica e scaricabile da un apposito programma al fine di essere ascoltata».
Già alla seconda riga ci perderemmo, dalla terza in poi cadrebbe pure la palpebra.
E neppure ci piacerebbe «italianizzarla», traducendo le due parti in cui è composta la parola: bacello (pod, da iPod, il lettore di file Mp3 della Apple) trasmettibile (cast, contrazione di broadcast).
Ironie (e verità) a parte, il problema che pone ci trova assai sensibili - lo ammettiamo - tanto che personalmente ci faremmo cavare un dente piuttosto che abusare con inglesismi e affini.
Ci rendiamo conto tuttavia che, così come la realtà, anche la parola cambia, si adegua, introduce nuove espressioni, attinge dal proprio tempo, in un’evoluzione continua. È il destino di ogni lingua che vuole rimanere ciò che è e che deve sempre restare: viva. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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