Deresponsabilizzare e proteggere troppo alimenta il bullismo

L’uomo moderno, figlio della cultura edonistica, insegue l’esasperante consumismo, la bramosia di possedere beni voluttuari e il forsennato piacere materiale. Essa innesca perversi meccanismi inflattivi che giungono all’azzeramento delle risorse monetarie delle famiglie. Di conseguenza, le nuove generazioni trascorrono la loro stagione formativa con plausibile disagio e inquietudine. Del resto, essi vedono in giro pochi comportamenti esemplari nella società degli adulti, a cominciare dalla politica. In questo modo spesso i giovani sperimentano sulla propria pelle l’inidoneità dei genitori nell’assolvere la responsabilità genitoriale (non più la potestà!) e l’impegnativo dovere di «mantenere, istruire ed educare i figli» (art. 30 Cost., artt. 147 e 2048 Cod. Civ.). Diversi genitori si illudono di poter rimediare alle proprie frustrazioni e alla carenza di ascolto con atteggiamenti di buonismo e di lassismo nei riguardi dei figli. Questi ambienti iperprotettivi e deresponsabilizzanti, caratterizzati da deficit educativo, sono la principale fonte da cui scaturisce il mancato senso della meraviglia e della ricerca della conoscenza nei giovani; essi preferiscono avere sempre gli occhi fissi sullo smartphone o sul monitor, scambiando l’illusione del virtuale con la realtà, alimentando il bullismo, che oggi va assumendo la più becera e insensata stupidità aggressiva. Essendo il fenomeno del cyberbullismo prevalentemente diffuso in ambito scolastico, la nuova legge prevede l’adozione di specifiche «linee di orientamento» per la prevenzione e il contrasto del bullismo nelle scuole. Le istituzioni scolastiche sono tenute a promuovere appunto l’educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche «quale elemento trasversale alle diverse discipline curricolari». Il Codice penale (art. 97) considera non imputabile e quindi non sanzionabile penalmente il minore di anni quattordici. Per i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni l’imputabilità è invece rimessa alla prudente concreta valutazione del competente Tribunale per i minorenni (art. 98 C.p.). A sua volta, il Codice civile (art. 2048) chiama a rispondere dei danni cagionati dal fatto illecito dei minori degli anni 18 i genitori, che «sono liberati dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto» (si tratta quindi di inversione dell’onere della prova). Da tempo quindi l’autorità giudiziaria è intervenuta per punire sul piano penale e sul piano risarcitorio civile gli atti di bullismo in genere (diffamazione aggravata, trattamento illecito dei dati personali, ecc.).
// Giuseppe GorrusoBrescia
Gentile lettore, l’articolata analisi e il puntuale richiamo alle norme dei codici Penale e Civile evidenziano il grado di attenzione sociale che in questo momento suscita il fenomeno del bullismo e quello collegato (e sempre più diffuso in tempi di social) del cyberbullismo. Un’attenzione crescente perché, seppur con qualche colpevole ritardo, stiamo solo ora cogliendo in tutti i suoi effetti deleteri la portata di certi comportamenti di tanti nostri ragazzi. Per nostra fortuna numericamente non sono molti ma quand’anche pochi rischiano di far danni enormi in un classe scolastica o in una comunità non solo giovanile. Comportamenti spesso anticamera ad episodi di vandalismo giovanile quali quelli che di recente si sono registrati anche nella nostra provincia. Il problema concreto è individuare - da parte di genitori, insegnanti e operatori sociali - i possibili percorsi di sostegno ai ragazzi/ragazze che ne siano vittime, e come intervenire in modo adeguato quando si è di fronte a un bullo o a un suo complice. Proprio di questi temi, si parlerà stamane alle 11 nell’incontro in Sala Libretti con il professor Giuseppe Maiolo, che presenterà il suo libro ««Mio figlio tra bullismo e cyberbullismo» (ed.Giunti). L’incontro potrà essere seguito in diretta streaming sul sito www.giornaledibrescia.it, dove poi lo si potrà anche rivedere. (g.c.)
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