Date un asilo nido a chi lavora per la salute di tutti

Vorrei portare all’attenzione un problema che da anni sta ormai penalizzando il personale sanitario delle strutture pubbliche bresciane: l’assenza di un nido aziendale o di convenzioni attive con asili nido locali. Per oltre vent’anni il nido Battibaleno di via Maiera ha rappresentato un punto di riferimento. Nato proprio per i dipendenti degli Spedali Civili, con una sezione dedicata ai turnisti, ha permesso a medici, infermieri e operatori di conciliare meglio i propri orari di lavoro con la vita familiare. Nel 2021 la convenzione è scaduta e non è stata rinnovata, lasciando decine di famiglie senza un presidio essenziale di conciliazione vita-lavoro; la questione fu allora segnalata dai sindacati e riportata dalla stampa cittadina. In seguito, solo parzialmente, la Fondazione Spedali Civili ha sostenuto alcune rette come misura di welfare temporaneo. Da allora, tuttavia, nessuna alternativa è stata ripristinata: oggi le lavoratrici e i lavoratori del comparto sanitario non dispongono di alcun sostegno concreto nella gestione dei figli piccoli, nonostante la natura dei turni renda questa esigenza particolarmente pressante. È importante ricordare che in altre realtà lombarde hanno scelto diversamente e sono infatti attivi nidi aziendali o convenzionati che offrono orari flessibili pensati proprio per il personale ospedaliero. Ad esempio: Asst Niguarda di Milano offre ai suoi dipendenti un nido aziendale con orari estesi 6.45-18.00 dal lunedì al venerdì, pensati proprio per il personale ospedaliero. Presso l’Asst Fatebenefratelli Sacco è operativo l’asilo nido «La casetta dell’arcobaleno», anch’esso con apertura 6.45-18.00 e tariffe dedicate ai dipendenti. Il Policlinico di Milano ha attivato convenzioni con asili nido nelle vicinanze nell’ambito del proprio piano di politiche sociali. In un momento in cui tanto si parla di valorizzare il personale sanitario e di promuovere politiche di welfare aziendale, appare paradossale che in una città come Brescia, con una rete ospedaliera di primo livello, non esista una misura così fondamentale per favorire la conciliazione tra vita e lavoro e per sostenere concretamente le famiglie di chi ogni giorno si prende cura degli altri. Non si tratta di mero comfort: la letteratura internazionale mostra che i servizi di assistenza all’infanzia sul posto di lavoro o attraverso convenzioni, migliorano la soddisfazione del personale, favoriscono reclutamento e retention e riducono assenze e turnover. Uno studio su operatori sanitari in un ospedale universitario (Braddock A et al. J Healthc Manag. 2023) ha documentato l’impatto positivo di nidi interni e servizi di emergenza per l’infanzia su produttività, reclutamento e fidelizzazione; altre ricerche su programmi di childcare aziendale mostrano maggiore soddisfazione e migliori esiti nel bilancio vita-lavoro. Sarebbe auspicabile che le istituzioni locali e le direzioni sanitarie affrontassero seriamente questo tema, riattivando convenzioni o valutando la realizzazione di un vero e proprio nido aziendale, e in attesa della soluzione strutturale, ove necessario, misure di sostegno economico alle rette, come già accade in altre realtà virtuose. Investire su questi servizi significa valorizzare concretamente chi ogni giorno garantisce la cura ai cittadini, migliorando benessere organizzativo, qualità del lavoro e, in ultima analisi, qualità dell’assistenza.
Giacomo Buso e Chiara BecchettiDirigente medico Asst Spedali Civili di Brescia e dirigente medico Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Entrambi cittadini bresciani e genitori della piccola Nina
Carissimi, di sostegno alle famiglie e alla natalità molti si riempiono la bocca, peccato che nessuno metta mano al portafoglio. Ben venga dunque la vostra lettera, che fa da monito e da sprone, infondendoci fiducia. Anche riguardo al fatto che venga ascoltata. Poiché avete un asso nella manica: invece di appellarvi ai massimi sistemi, portate un fatto e una richiesta precisa. E se c’è un terreno in cui Brescia si distingue - lo scrivo da «adottato» - è quello della concretezza. Incrociamo le dita dunque e prepariamoci a bussare alle porte, se questo primo colpo di nocca resta inascoltato. E salutateci Nina. Stiamo «lavorando» anche per lei. (g. bar.)
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