Dal prof. Regazzoli indimenticabili lezioni di vita

Ricordo.
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Ho molto apprezzato la lettera del 18 gennaio del dott. Silvano Mor in ricordo dell'ing. Gianfranco Regazzoli. Anch'io, studente dell'Itis negli anni '60, ho avuto la fortuna (ma allora non me ne rendevo pienamente conto) di averlo come insegnante di Macchine. Tutti noi lo chiamavamo «Cynar» perché, durante l'interrogazione di uno studente poco preparato, gli disse: «Non prendertela, bevi un Cynar contro il logorio della vita moderna». Da allora è stato sempre e soltanto «Cynar». Era tremendamente esigente e nonostante le numerose «stangate», rimediate nei compiti in classe, ho sempre nutrito nei suoi confronti enorme rispetto e simpatia. E nemmeno mi arrabbiavo per quei voti, consapevole di averli giustamente meritati. Fortunatamente, alla fine, non faceva la media aritmetica per cui riuscivo sempre a cavarmela, anche discretamente. I compiti in classe erano spesso accompagnati da giudizi in rima del tipo: «Ahimè, ahimè, qui poco c'è» oppure «Vuoto Torricelliano» o da altre battute spiritose. In una esercitazione (che ancora conservo) consistente nel collaudo della turbina «Pelton» del laboratorio, a margine del grafico relativo alla curva di rendimento, scrisse: «Turbina ubriaca». E lasciamo perdere il voto. I suoi insegnamenti che, talvolta, non rientravano propriamente nel programma del corso di Macchine, erano pervasi da quel buon senso e da quella arguzia discreta che solo le persone intelligenti hanno in dote. Credo di interpretare il pensiero di molti miei compagni di allora nell'affermare che «Cynar» è stato un grande insegnante, non solo di Macchine. Si, perché ci ha veramente insegnato a vivere, a capire che nessun obiettivo è precluso a chi è fortemente determinato e motivato. E Dio solo sa quante ore abbiamo trascorso sui suoi libri! Come afferma giustamente il dott. Mor, oltre al prof. Regazzoli, in quell'Istituto insegnavano altri illustri docenti ed il preside era il mitico (e granitico) prof. Boscarino. Credo di non offendere la sensibilità di nessuno nell'affermare che, a quei tempi, l'Itis era considerato uno tra i migliori Istituti Tecnici d'Italia. Lo dimostra il fatto che l'essersi diplomati in quegli anni presso quell'Istituto rappresentava un «biglietto da visita» formidabile per trovare rapidamente il lavoro. Ancora un grazie di cuore, caro ingegner Regazzoli.

Ing. Renato Savani
Bagnolo Mella

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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