Critiche ai «tagli» alla scuola
Sono un genitore di bambini che frequentano (e hanno frequentato) la scuola dell'infanzia Valotti. Le scrivo in merito alla vicenda dei tagli alle scuole d'infanzia, che il Suo giornale ha seguito fin da gennaio. Un breve riepilogo dei fatti. A metà dicembre scorso l'assessore Arcai, in un'intervista, assicura che non vi saranno tagli in questo settore. Puntualmente, circa un mese dopo, arriva l'annuncio (in sordina) della chiusura delle iscrizioni alle scuole Valotti, Gallo, Caionvico e Rebuffone, con conseguente taglio di 4 sezioni (100 bambini, costo annuo 500.000 euro per capirsi).
La protesta dei genitori delle 4 scuole, con successivo incontro con il Comune, ottiene la riapertura delle iscrizioni ed il rinvio delle decisioni a marzo. Nel frattempo il Comune e la direzione delle scuole dell'infanzia perseguono una mirata campagna di disinformazione (atta a scoraggiare l'iscrizione di nuovi bambini a queste scuole), fino ad arrivare all'incontro di fine marzo. Qui Paroli e compagnia, guardandosi bene dal comunicare per tempo i numeri relativi alle iscrizioni ai genitori, se ne escono con la decisione di chiudere comunque 4 sezioni nelle scuole Valotti, Caionvico e (sorpresa...) Agosti e Zammarchi. Annunciano altresì ulteriori tagli per l'anno prossimo. Dopo pochi giorni, la protesta dei genitori della Agosti porta Paroli a cambiare nuovamente idea, e a rinunciare alla chiusura della sezione in quella scuola, confermando tutto il resto.
Le ragioni di questi tagli sono state spiegate dall'Amministrazione con varie traballanti versioni, tutte riconducibili alla crisi economica che ha portato, in ultima analisi, la Giunta comunale a «tagliare il superfluo per tenere solo l'indispensabile». Secondo questa Giunta miope e incapace, quindi, l'educazione dei bambini e i servizi alla famiglia (così come quelli agli anziani e ai disabili ecc. ecc.) sono il superfluo, mentre l'indispensabile è rappresentato, tra l'altro, dal mostruoso parcheggio sotto il Castello dai costi astronomici (Paroli ci risparmi per decenza la favola dell'opera che si autofinanzierà negli anni!), o dai loro aperitivi con cena per gli amici, o ancora dalla inutile sede unica del Comune, e via dicendo.
La Valotti è una scuola che funziona bene nonostante le condizioni a cui è stata costretta da questa classe di amministratori e dirigenti (niente fondi, supplenti ridotte al minimo etc.). Funziona grazie alla passione e alla professionalità di chi ci lavora. È sempre stata piena come numero di iscrizioni (nonostante la vicinanza di un'altra scuola dell'infanzia come la Agazzi) perché oltre a servire coloro che a Mompiano e dintorni ci abitano, è utilizzata anche da chi in queste zone ci lavora (es. Ospedale, Università). Paga, a quanto dicono coloro che hanno preso la decisione di tagliare, il fatto di avere tra gli iscritti parecchi residenti fuori dal Comune di Brescia.
Eppure, l'ex onorevole Paroli, nel patetico tentativo di giustificare il suo mostruoso Pgt, si riempie la bocca dicendo di voler costruire «la grande Brescia». Come spera costui di attrarre le famiglie che abitano nei comuni limitrofi, che magari hanno un lavoro nei paraggi della scuola e devono fare i conti (loro sì) con la crisi? Tagliando i servizi ai bambini e alle famiglie? Offrendo edilizia residenziale a prezzi spropositati? La sua «Grande Brescia» sarà solo una vuota colata di cemento, che ingrasserà gli speculatori.
Questa Giunta indegna batte sul tasto della sicurezza, che per loro non passa per l'educazione dei cittadini di domani (di qualsiasi nazionalità essi siano
) e l'assistenza a quella di oggi, così che non debbano delinquere per sopravvivere. Per loro sicurezza (vero Rolfi?) è sinonimo di telecamere e repressione, e abbiamo visto tutti quali siano i risultati.
Questa vicenda non è figlia tanto della famigerata crisi economica che avrebbe dissestato i conti del Comune. Tanto è vero che il Comune stesso ha rifiutato altre ipotesi di compenso economico (convenzioni con Comuni limitrofi, aumento delle rette per i non residenti). Questa vicenda (solo l'inizio della fine, visti i tagli già annunciati per il futuro prossimo) è una delle tante dimostrazioni dell'intento scellerato di questa Amministrazione di smontare i servizi pubblici, forzandone la privatizzazione o decretandone la fine, secondo una precisa logica che mira ad aumentare il già notevole divario esistente tra chi questi servizi se li potrà permettere e chi dovrà arrangiarsi.
Se questa è la vostra «Grande Brescia», tenetevela pure. Io farò nel mio piccolo ciò che posso per avere una città normale.
Davide Villa
Brescia
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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