Cosa ci dice la lettera di genitori che hanno perso il figlio

Mattia si è tolto la vita a 15 anni in un parco della provincia di Cagliari. La sua mamma Emanuela ha scritto un messaggio, che strazia il cuore, in cui si immerge nel buio, che lentamente ha chiamato a sé Mattia fino a rapirlo. «Mattia era il nostro bambino, aveva 15 anni ed era estremamente intelligente e, come tutte le persone particolarmente intelligenti, era tremendamente sensibile. Una sensibilità, che lo faceva sentire diverso e non compreso. Gentile e affettuoso, vivace, allegro... Ma si sentiva anche incompreso, spesso con poca autostima causata da quegli adulti, che sin da piccolo lo hanno tormentato, umiliato, bullizzato solo perché non si uniformava ai suoi compagnetti, perché amava abbracciare gli amici o perché per lui stare seduto per 6 ore era difficile. Mattia ci ha scritto: «Sono morto a 6 anni» per farci capire che il suo tormento ha origini lontane... ... La scuola non lo comprendeva, e per Mattia era solo un posto in cui si sentiva etichettato. Mattia in tutto questo tempo ci ha nascosto il suo disagio; solo tra gennaio e febbraio siamo riusciti a percepire che non stava bene. Abbiamo informato la scuola, contattato un consulente psicologico, cercato di prenotare una visita in neuro psichiatria infantile. Abbiamo cercato di chiedere aiuto e, purtroppo, per Mattia e per noi, ci siamo scontrati con l’indifferenza della scuola... e per finire con un reparto di neuropsichiatria che mi ha contattata solo il giorno dopo la scomparsa di mio figlio a causa della pessima gestione della mia richiesta di aiuto. Perché ho raccontato tutto questo? Perché io e mio marito siamo stanchi di sentire che la morte del nostro bambino viene trattata dai nostri concittadini come un pettegolezzo da bar. Nostro figlio sarebbe potuto essere uno dei vostri figli, il figlio del sindaco, dello psicologo e di chi risponde al maledetto telefono di un reparto di neuropsichiatria infantile. I suoi pensieri sono i pensieri dei vostri figli, e chiunque potrebbe ritrovarsi come me e Christian, disperati per non essere riusciti a salvare il proprio figlio. Sono trascorsi tre mesi da quel maledetto giorno, tre mesi in cui noi non ci diamo pace, in cui nostro figlio ci manca come il respiro; sono trascorsi tre mesi e ne passeranno tanti, tanti altri in cui noi continueremo a soffrire. Ma sono passati anche tre mesi che avrebbero dovuto far riflettere tutti quegli adulti che, in un modo o nell’altro, hanno tradito nostro figlio e tradiscono ogni giorno i figli di qualcun altro. Mattia ci ha detto che ci amava, e soltanto di questo purtroppo noi ci potremo nutrire. Concludo chiedendovi di condividere, nella speranza che qualcuno comprenda quanto sia necessario tacere se non si sa o non si conosce, ma soprattutto portare rispetto ad un bambino di 15 anni che non è riuscito a sopportare il male del mondo. Grazie a tutti coloro che ci sono vicini, Emanuela e Christian, i genitori di Mattia». Emanuela e Christian, siamo dispiaciuti! Quando troverete la forza di testimoniare il dramma, che avete provato, perché se ne facciano carico in primo luogo quanti possono, con la competenza e l’autorevolezza necessarie, concorrere a sconfiggere questo male del nostro secolo. Far conoscere l’Alta Sensibilità di cui taluni nostri ragazzi, e potrebbe essere nostro figlio, anche inconsapevolmente, sono portatori dovrebbe essere non solo un dovere civico, ma un compito in primo luogo delle Istituzioni scolastiche, perché i genitori ne diventino consapevoli e si rivolgano a chi può concretamente essere loro d’aiuto. La nostra Associazione, avvalendosi della collaborazione della prof. Sabrina Bresciani dell’Associazione Kolours Italia Onlus, ha già promosso specifici incontri ed è sempre disponibile a mettersi al servizio di quanti vorranno adoperarsi, perché fatti del genere non debbano piu accadere.
// Neris GandiniPresidente Associazione Alice nel Paese delle Meraviglie - Aps Desenzano - Castiglione d/Stiviere
Gentile presidente, negli ultimi tempi sembrano essersi purtroppo moltiplicate le fragilità degli adolescenti, e ci sono molti segnali preoccupanti in questo senso, che genitori, educatori e psicologi a più riprese hanno segnalato e continuano a segnalare. Non ultimo il numero di ragazzi e ragazze che muiono suicidi, nel più straziante dei gesti che si possa immaginare per una vita che sta per sbocciare in pieno. In questa situazione, in cui nelle famiglie e spesso negli stessi ambienti scolastici e più in generale educativi, si vive una sensazione di impotenza e disorientamento, è giusto fornire dei punti di riferimento sui quali poter contare per chiedere consiglio e, nel caso, anche un aiuto. Anche oggi a pagina 14 riferiamo, ad esempio, del Centro polifunzionale per l’età evolutiva della cooperativa Fraternità giovani che opererà in stretta collaborazione con la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Asst Spedali Civili. Si tratta di una delle risposte all’emergenza che deve indurre gli adulti a superare ogni ritrosia e ogni pudore: «salvare» una giovane vita vale assolutamente questo e altri sforzi. (g.c.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato