Come raccontare l’Olocausto anche ai bambini

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27 Gennaio 2015, la giornata della memoria, una «memoria» recente ed antica, scritta nelle pagine di storia, ma soprattutto nel cuore di coloro che, direttamente come protagonisti, o indirettamente come familiari, amici, conoscenti hanno vissuto e condiviso l’esperienza dei campi di sterminio, di concentramento... della guerra. Treni in partenza, esseri umani assemblati come animali, destinazioni ignote e lontane, sussurrate; trattamenti ignobili e disumani, quotidianità trascinate nella negazione di sé e della propria dignità, silenzi ed obbedienze coatte, soprusi subiti per non morire, tozzi di pane scambiati nell’ombra per sopravvivere alla fame, male oscuro che si annida dentro, che ti possiede, che ti smangia, che ti toglie le forze ed ugualmente ti rende nervoso, irascibile; il ricordo di una vita normale, di una famiglia lasciata allo sbando, di figli e mogli, mamme e papà che piangono, di corpi di compagni di viaggio che bruciano nel forno crematorio ... Come fare a raccontare questo agli alunni della scuola primaria senza intimorirli, senza turbarli, senza spaventarli? Tentare, usando tatto e sensibilità, cercando di calarsi nei loro panni, provando a ritornare bambini, a vivere secondo il loro punto di vista, rispettando la loro innocenza, attenti a capire le loro domande, ad interpretarle in modo corretto. Ad Acquafredda si è provato... unendo in sinergia le forze delle insegnanti del plesso della primaria, quelle degli alpini della locale sezione, quelle degli alpini della sezione di Brescia e dell’Amministrazione comunale e della Biblioteca civica ... Sorge spontanea a questo punto una domanda: «Ma quanti eravate in questa giornata della memoria per cercare di lasciare il segno nel cuore dei vostri piccoli amici?». Tanti, ma riuniti in un unica mente, in un solo cuore, con la medesima unità di intenti di una persona, quella di Rino Dal Dosso, nonno, bisnonno, alpino reduce, anni 92, che da un campo di concentramento all’altro è tornato a casa per portare la sua testimonianza fino a quando la vita e la lucidità gli arrideranno. Parole semplici le sue, risposte concrete e succinte, espresse spesso prima in tedesco (la lingua della sopravvivenza) e poi in italiano.... Sempre uno scampolo di commozione trattenuta nel rievocare i terribili momenti vissuti in confino, segregazione e prigionia... sopportati grazie ad una fede profonda, per merito della recita del rosario e della preghiera quotidiana e costante. Ed è stata, secondo la sua testimonianza, proprio la preghiera, l’avere fiducia in un Essere supremo, a riportarlo sano e salvo a casa per diffondere un testamento solido e profondo sul valore della pace e della validità della non belligeranza. Una giornata importante quella di oggi, a suggello del motto «Insieme è possibile»; forse, pur non essendo certi della realizzazione degli intenti comuni, vale la pena provare a «tuffarsi», a provarci senza stancarsi mai di seminare a larghe mani. Rita Piva presidente Biblioteca Civica Acquafredda

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