Colpita dall’ex al parco, salvata da un’altra donna

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Risiedo a Brescia, dove lavoro come docente universitaria. Ieri mattina, 16 agosto, in un parco in centro, ho assistito al pestaggio di una ragazza. L’aggressore l’ha colpita più volte al volto e la ragazza gridava chiedendo aiuto. Oltre a me erano presenti poche altre persone, uomini, che di fronte alla scena sembravano impietriti. Ho gettato a terra la bicicletta e sono immediatamente intervenuta. L’aggressore è fuggito e mi sono trovata tra le braccia una ragazza che sanguinava dalla bocca a tremava come una foglia. Era il famoso «ultimo appuntamento» chiesto da un uomo che, come in tante tristi storie simili a questa, non è in grado di accettare un «no». Insieme ad un signore anziano ho chiamato le forze dell’ordine più volte e abbiamo atteso trentasei minuti prima che qualcuno arrivasse. Durante questa lunga attesa in un parco oramai quasi deserto, abbiamo rivisto l’aggressore aggirarsi nelle vicinanze.

Solo qualche ora dopo, tornata a casa, mi sono resa conto del grave rischio che io e la ragazza vittima dell’aggressione abbiamo corso in questi trentasei minuti. Che cosa sarebbe successo se l’aggressore fosse tornato con un coltello? Oppure se mi fossi limitata a chiamare le forze dell’ordine e avessi lasciato la ragazza sola ad attendere? Credo che come cittadini, come donne, come uomini, come istituzioni, dobbiamo chiederci quanto seri siamo rispetto al problema della violenza sulle donne.

Il doveroso clamore dopo i terribili femminicidi a cui abbiamo troppo spesso assistito sembra poi evaporare, lasciando spazio solo a reazioni fiacche e inadeguate, sintomo di una perdurante sottovalutazione dei gravi rischi cui le donne sono esposte.

Ps: la ragazza è stata poi prontamente assistita al Pronto Soccorso, dove è stato attivato il protocollo anti-violenza.
Lettera firmata

Un pestaggio in pieno giorno, in pieno centro: ad una donna che chiede aiuto risponde solo una donna, sfidando l’aggressore. Gli altri uomini, testimoni impietriti, restano a guardare. Non sembra vero. Non sembra accaduto nella nostra Brescia. Eppure di storie simili ne abbiamo scritte, lette ed ascoltate tante: lei che dice basta e lui che non ci sta, le chiede un ultimo appuntamento per chiarire e la aggredisce, noncurante della luce del giorno, del luogo pubblico e frequentato. Che dire a questa docente? Grazie. Per aver rischiato, per aver interrotto la sequenza di violenza, per aver accolto tra le braccia la vittima ferita e impaurita, per aver chiamato le forze dell’ordine, per aver atteso. Grazie anche per aver reso partecipi noi e nostri lettori di questa ordinaria barbarie. No, derubricarla come lite tra (ex) fidanzati ha il sapore della comoda sottovalutazione. Questa è violenza, sopruso da contrastare ad ogni costo, spirale da disinnescare. Nessuna scusante, quando si alzano le mani contro una persona. Grazie prof: non c’è lezione migliore del suo esempio. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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