Collebeato di un tempo che non c'è più

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Interminabili partite, il «fobàl» come passione e scuola di vita. Strade asfaltate arse dal sole come terreno di gioco, due sassi come porte o due cartelle ormai consunte.
Collebeato immerso nel verde, fiori di pesco e di ciliegio come spettatori. Gli uccellini a fare il tifo. Fine anni Sessanta, noi bambini con tanti sogni e poche pretese; pallone, cicoti, gioco dei numeri.

Giocare a «padre», baseball dei poveri: lividi ed ematomi perché la palla si batteva con la mano! Le cerbottane e le guerre con gli archi: ore passate sugli alberi per sapere come si sta (ancora lontano Calvino ed il Barone rampante).
Pantaloni corti e gambe martoriate dal gelo: moda o mancanza di tessuto? La «bottega» sempre aperta o forse inesistente... per le esigenze fisiologiche bastava spostare il lembo di stoffa.

La latteria come luogo di perdizione, vasi sfavillanti ricolmi di dolci e leccornie; 10 lire per dieci caramelle.
Liquirizia, menta e la procacità della lattaia: profumo di lavanda, seduzione e sogni con languide ed ammalianti fantasie. Il campetto dell'Oratorio: sassi, qualche vetro, polvere degna di una miniera ed un fondo duro come il marmo. Una erbetta mai cresciuta e per doccia una canna dell'acqua. In inverno «poce» come laghi! Ma era la nostra seconda casa e lì siamo cresciuti e mai lo scorderemo.

Il pirlo della Gisella al bar dell'Oratorio, la fetta di panettone dopo la Messa di Natale. Le fratture del Sergione e la sua passione per il rugby (mitico capitano della palla ovale bresciana: quando un incarico ufficiale in Federazione per questo «ragazzo?»). Il ping pong e il pincanelo: ancora qualcuno non capisce che non vale «girare». Il tennis contro il muro, il Mella come piscina, la «piana» come ippodromo e le colline come pista per lo sci.

Le lucciole, quelle vere, ad incantare la sera: come splendevano sotto un piccolo bicchiere! Personaggi leggendari che sono andati avanti; mai dimenticati e ora davanti al Bar del Paradiso con un bianchino in mano.

Le bocce ai Combattenti e la birra con gazzosa di papà.
Le prime note e lo straordinario Maestro Giuseppe (grande opera sociale il suo CAM) ad impartir lezioni di musica, di stile, gusto ed eleganza.

Il salame e i cotechini legati come trofei ai cerchioni della bici. La vendemmia, l'uva pestata con i piedi e le immancabili forbisete a tormentare gambe e collo.
I nidi di merli e il tirasassi sempre pronto; il vischio per i franguen.

Educatori d'altri tempi, sempre rimpianti con nostalgia e gratitudine. Come va Romolo? Tutto bene lassù con la fisarmonica?
Cosa è rimasto? Forse solo ricordi e struggente nostalgia.

Danilo Rigosa
Collebeato

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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