Cittadini bresciani derubati a Ostia dove lo Stato manca

Lettere al direttore
AA
Sono Elisabetta Colpani, residente a Brescia. Vi scrivo per raccontarvi l’esperienza surreale vissuta mercoledì 7 agosto, quando, con tre amici, mi sono recata all’aeroporto di Roma Fiumicino per partire per una vacanza in Oman. Durante il tragitto, ci siamo fermati a Ostia Lido per un semplice pranzo. Al nostro ritorno, la scoperta: finestrino dell’auto in frantumi e tutte le valigie rubate. Quattro trolley e quattro zaini volatilizzati, contenenti, tra l’altro, il passaporto di uno dei miei amici e i documenti di un’altra persona. La nostra prima chiamata al 112 è partita alle 15.42, per segnalare immediatamente il furto. Fortunatamente, avevamo un localizzatore per bagagli che indicava chiaramente la posizione delle nostre valigie: un campo rom in via Candoni, vicino a via della Magliana. L’informazione è stata subito fornita alle forze dell’ordine.
La loro reazione? Francamente, inaccettabile. Una prima pattuglia ci ha avvertito della pericolosità della zona, sostenendo che sarebbe servito l’intervento di almeno quattro volanti. E questo è solo l’inizio del rimpallo vergognoso tra polizia e carabinieri, con scuse ridicole e un’assenza di intervento che rasenta il criminale. Ci hanno perfino detto di recarci personalmente nel campo rom per «facilitare il riconoscimento dei bagagli», nonostante il pericolo evidente. Seguendo le indicazioni della pattuglia, ci siamo fermati a 10 km dal campo rom e abbiamo nuovamente chiamato le forze dell’ordine. Ci hanno detto che una pattuglia era «già sul posto» e che avremmo dovuto avvicinarci. A 3 km dal campo, però, di pattuglie neanche l’ombra. Dopo tre ulteriori chiamate e 45 minuti di attesa, siamo stati costretti a tornare all’aeroporto, terrorizzati e senza documenti. Lì, abbiamo finalmente sporto denuncia, ma solo a un passo dalla chiusura dell’ufficio. In totale, abbiamo effettuato circa 25 chiamate al 112 nell’arco di 4 ore e mezza, cercando disperatamente aiuto. Le risposte che abbiamo ricevuto sono state al limite dell’assurdo: «Se non conoscete nessuno di importante, lasciate perdere e tornate a casa», «È un posto pericoloso, meglio starne alla larga», «Non possiamo mandare nessuno se non siete presenti sul posto», «Tutte le pattuglie sono occupate con altre emergenze», «La volante sta arrivando», «Questa è competenza della Polizia, non dei carabinieri».
L’unico intervento concreto è avvenuto alle 20.15, quando finalmente è arrivata una pattuglia. Era ormai buio e i due agenti, chiaramente in inferiorità numerica, non hanno potuto fare altro che una breve perlustrazione, del tutto inutile.
Come cittadina italiana, mi sento tradita e presa in giro. Il comportamento delle forze dell’ordine è stato indegno, deludente e sintomatico di un sistema che sembra ormai corrotto e inefficace. È semplicemente vergognoso che in un Paese civile si debba implorare per ottenere il supporto delle forze dell’ordine, che dovrebbero essere lì per proteggerci. È accettabile che i cittadini siano abbandonati a loro stessi perché si trovano in una «zona malfamata»? Davvero, senza contatti
influenti, l’unica soluzione è tornare a casa con le mani vuote? Con questa lettera, intendo denunciare una situazione scandalosa, che merita la più ampia risonanza e indignazione.
Elisabetta Colpani
Cara Elisabetta,
per fortuna - a dispetto del detto - non tutto il mondo è paese ed è altrettanto vero che il nostro Paese non è un tutt’uno. Ci spiace molto per la sua disavventura e siamo solidali con il suo giusto sgomento.
Se vi diamo eco è anche per una sorta di espiazione: da ottimisti quali siamo, a volte corriamo il rischio di dare per scontato che funzioni tutto come dovrebbe funzionare (se si subisce un furto, le forze dell’ordine intervengono, ma pure se si è malati si può essere curati, se si acquista un posto su un aereo si riuscirà a partire, se si fa un incidente l’altro mezzo è certamente assicurato...) mentre la realtà non sempre è così benigna, lineare, e lo stare in guardia, il mantenersi «vigili» è una virtù. Cittadini avvisati, mezzi salvati. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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