Ciao cugino Roby E grazie per averci parlato con gli occhi

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Ciao Roby, sono passati pochi giorni da quando ci siamo visti l’ultima volta; erano le 8 di sera ma la zia ti aveva già messo a letto da un po’, Michele era già passato a trovarti e Stefano stava arrivando. I tuoi fratelli tutti i giorni, mattina e sera, passavano da te; il sabato Michele aveva il compito di farti il bagno e Stefano, quando il lavoro non lo portava lontano, era sempre con te.

Tu sei nato a marzo, io in aprile. Tutti e due 49 anni fa: ti avevo detto che l’anno prossimo avremmo festeggiato i 50 insieme e magari ci saremmo fatti fare la torta di tua mamma, quella brutta che non lievita mai ma buona all’inverosimile (quando la zia me la prepara, non dura più di 15 minuti).

Nessuno di noi ti ha mai visto camminare, nessuno ti ha mai sentito parlare, ti abbiamo visto per 49 anni nel lettino o in carrozzina ma erano i tuoi occhi a parlare: ci hai dato dei grandi insegnamenti Roby, soprattutto la tua famiglia.

Lo zio Edoardo: che grande papà che hai avuto, che uomo! Vorrei essere come lui sai Roby: non l’ho mai sentito lamentarsi una volta!

Salutamelo tanto e se dovessi incontrarlo, salutami anche il mio papà. Ti ricordi quando ti portava alla cascina con la nonna? Sono passati tantissimi anni ma a me sembra ieri.

E quando eri venuto al mare? Bei ricordi!

La zia Tranquilla: che bella! Ti ha protetto, coccolato, curato per 49 anni: non ti ha mai mai lasciato solo, una vita per e con te. I tuoi fratelli: ma quanto ti hanno voluto bene!? Sono onorato di aver due cugini come loro. Le tue cognate ti hanno adorato, come i tuoi tre nipoti del resto.

Non avete mai chiesto un aiuto, mai chiesto un sussidio, avete sempre fatto tutto da soli con umiltà e semplicità (credimi che c’è gente che pretende e si lamenta inutilmente). Tutto ruotava intorno a te ed è stato giusto così.

Però sono un po’ arrabbiato con te Roby, che te ne sei andato così all’improvviso, senza preavviso e, come hai sempre fatto, non hai voluto disturbare più di tanto; una crisi ti ha portato via un caldo pomeriggio d’agosto, pochi giorni dopo il compleanno del tuo papà. Sono convinto e voglio pensarti vicino a zio Edo.

E ora noi cugini cosa faremo senza di te? Cosa vuoi che ti dica... Lo sai che sei sempre stato il nostro cugino speciale, il migliore dopo Stefano e Michele ovviamente e ora ci mancherai. Ci mancheranno i tuoi abbracci e i tuoi sorrisi, il tuo braccio alzato per abbracciarci. Grazie di tutto cuginetto, ciao Rob

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Un cugino di Roby

Silenzio. Da parte nostra null’altro che silenzio. Ma un silenzio che vorrebbe essere come gli occhi di Roby, capace di parlare. Per dire che una vita per essere «piena» non ha necessità che di questo: di amore, donato e ricevuto. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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