Che gran donna la Signora della Folgore

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Qualche giorno fa sono entrata nel «suo» negozio per acquisti, subito il mio sguardo è corso là, in quell'angolo dietro la cassa, dove ultimamente la trovavo seduta, tranquilla e sempre sorridente: ma Lei non c'era!

Un tuffo al cuore, un nodo alla gola e un bruciore agli occhi... se n'è andata! E da quasi un anno!

La Signora Alide Zanier Massoletti o meglio come l'ho sempre chiamata io «la Signora della Folgore».

Quando a fine giugno dell'anno scorso ho saputo della sua scomparsa, sono rimasta malissimo: è vero, era malata, aveva 84 anni, ma la sua figura mi ha accompagnata nella vita fin da bambina, poi divenuta donna, moglie madre e... nonna! Sempre, ma proprio sempre mi ha accolta in negozio con il sorriso, con premurose domande su come stavo, i complimenti e l'affetto nel veder aumentare la famiglia ed io ricambiavo chiedendo dei suoi figli anche di quello che sapevo essere il più piccolo in ordine di età, e lei sorrideva dicendomi che era un ragazzo, poi divenuto un «giovanottone alto alto» che aveva poi messo famiglia.

Quando accennava ai suoi figli o meglio ai «suoi ragazzi», gli occhi le si illuminavano.
Donna forte, energica, madre e padre insieme, commerciante ed imprenditrice di grande esperienza e professionalità si inteneriva quando ricordava Pola, sua Terra natale, terra con la quale aveva mantenuto i contatti ricevendone affetto e riconoscenza. Mi mostrava orgogliosa le due piccole pareti che delimitano l'angolo della cassa, tappezzate di fotografie, cartoline e di un bel quadretto della sua città natale.
Come dimenticare la «Signora della Folgore»! Nel suo negozio di scarpe, prima in Corso Martiri della Libertà, con le belle vetrine rientranti e all'interno con le commesse, sempre gentili e premurose, che salivano sulla scaletta che portava ad una pensilina per arrivare alle scatole poste ad una notevole altezza da terra! Era per me bambina un mondo magico!

Poi, quando vi fu il trasferimento in Corso Palestro, il negozio divenne «più spartano», rispecchiava il suo carattere pragmatico: molta possibilità di scelta, ma poche concessioni alla ricercatezza estetica, e le «sue ragazze»: le commesse, tutte da me conosciute, di cui diverse arrivate poi alla pensione, venivano da lei seguite con occhio vigile, lasciando loro la piena libertà, ma, nello stesso tempo tenendo sotto controllo ogni situazione.

È stata proprio una gran Donna: anche negli ultimi anni della malattia, Lei c'era, era lì, sempre più magra, sempre più fragile, ma pareva che già il fatto di essere lì nel «suo negozio», il poterne respirare l'aria e l'andirivieni dei clienti le desse nuovo vigore e nuova energia!

Pochi giorni fa, quando sono entrata alla «Folgore» l'occhio è corso a quell'angolo dove lei non c'è più, ma il resto è rimasto inalterato: la disposizione della merce, le commesse gentili, le fotografie e il quadretto di Pola, lei non c'è fisicamente, ma lo senti che è ancora lì e nell'uscire, quando ho salutato suo figlio, che continua nella tradizione materna, dentro di me ho salutato anche lei e mi sono detta: perché non partecipare il mio ricordo anche alle altre persone che hanno avuto il privilegio di conoscerla, e così, di getto ho scritto queste righe.

Grazie «Signora della Folgore», grazie per l'esempio di dignità e rettitudine, di laboriosità e condivisione, di discrezione e di premura che ci ha lasciato.
La penso, l'abbraccio e la saluto ora, qui e sempre nel «suo negozio».

Giuliana Bertoldi Bertola
Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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