C’era un negozio di fiori a Concesio che vivrà sempre

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

C’era un negozio di fiori, lì in fondo alla via, sulla sinistra. Fuori, composizioni floreali annunciavano qualcosa di speciale dentro, e la porticina, verde, era soltanto una scusa, era lo specchio di Alice, la catapulta verso un mondo di fiori e colori. Girasoli, rose, gardenie e ciclamini, viole, orchidee... bastava chiedere a lui, e ti abbinava qualsiasi esigenza o desiderio. Silenzioso, fuggiva nel retro per apparire con ciò che non pensavi, i fiori più belli conditi da una pennellata di vita. E lei si metteva di lena buona, per infiocchettare tanta bellezza. Era come un negozio di caramelle per un bambino, ti guardavi intorno e scorgevi quel che più ti ammaliava, le rose... «belle queste...», «no quelle no, dai retta a me, vado a prenderle io quelle belle». E non pensavi potessero essercene di più sfavillanti. Guardavi Stefania, che ci metteva del suo a ricamare bouquet da sposa, o mazzetti da tombine, e le chiedevi con lo sguardo implorante se Giorgio fosse riapparso prima o poi, con quel mazzo di sogni colorati, e quel sogghigno sornione, di quello che l’aveva indovinata anche stavolta. No, in quel negozio non si vendevano solo semplici fiori, piante o correlati, ma si dispensavano gentilezza ed ampi sorrisi, a gratis come si dice, o con un gesto ancor più nobile, di un fiore omaggiato, a rendere il mazzo impreziosito. C’era un negozio di fiori a Concesio, ma per chi ci si fermava, basterà attraversare quella porta verde, e loro appariranno come prima, indaffarati a far magie, fiori dal cilindro: in fondo, per dire grazie, è sufficiente sussurrarlo a voce bassa.

Gianpaolo Ravizzola
Concesio

Caro Gianpaolo, c’era un negozio di fiori a Concesio e quel negozio c’è ancora, consegnato per sempre alla memoria sia di chi l’ha visto, vissuto, animato, sia di coloro che come noi non vi ha mai messo piede ma grazie alla sue parole lo sente un poco suo. Grazie allora, di vero cuore, ai tanti negozi simili a quello, che nella nostra provincia tuttora rimangono. E grazie soprattutto a lei, caro Gianpaolo, per avere estratto un vero fiore dal cilindro. Confermando che non di solo pane vive l’essere umano, ma pure dei racconti di quanti sanno fare memoria, narrando. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato