Case di comunità, la mia esperienza positiva in Spagna

Ho letto con attenzione le due pagine del Giornale di Brescia dedicate alla «Casa di comunità» che si sta attuando sia a Nave che a Leno. A tal proposito posso raccontare la mia esperienza positiva di 20 anni fa in Spagna, dove rimasi più di un mese in seguito all’impegno lavorativo di mio marito. Vivevamo a Vila Real, cittadina di circa 50.000 abitanti, dove c’era la «Casa della salute». In seguito ad un forte mal di schiena, che non passava con crema o antidolorifico, mi recai alla «Casa della salute» di domenica, senza appuntamento, dove una dottoressa sui 45 anni mi fece fare qualche movimento che dimostrò la ia sofferenza. Immediatamente indicò all’infermiera quale iniezione farmi, quindi mi consegnò le pastiglie necessarie per tre giorni di cura. Inoltre mi mostrò come aiutarmi a casa con riso ben cotto avvolto in una salvietta da collocare sulla schiena con funzione antinfiammatoria. Tale cura calmò il dolore e poiché dovevo, 4 giorni dopo, affrontare un viaggio di circa 1.640 km in auto, tornai alla «Casa della salute» per cautelarmi. Mostrai la scatola della medicina assunta ad un altro medico in servizio, il quale mi diede altre pastiglie, ma con lo stesso principio attivo. Così affrontai il viaggio di ritorno, bene, perché più tranquilla. Il tutto fu un servizio ottimo, per di più gratuito. Qui in provincia di Brescia in caso di urgenza siamo ricorsi al Pronto soccorso con un’attesa mediamente di 5/6 ore. Dal medico di base di solito c’è spazio dopo 2-3 giorni, per appuntamento. È disponibile però ad essere interpellato per telefono, se avevamo veramente bisogno. Non parliamo del periodo pandemico che stiamo vivendo per cui l’attesa del proprio turno è fuori all’aperto (con la mascherina che ci ripara anche dal raffreddore!). All’Ospedale Civile però, per controllo al reparto oncologico, ho aspettato nella grande sala d’attesa, distanziati e seduti. Con la «Casa di comunità» avremo anche noi un buon servizio continuativo, pur non sempre col proprio medico di base, e anche con le medicine come ebbi in Spagna? Cercare una farmacia aperta è difficile, per di più quanto spreco di farmaci viene evitato! Già più persone mi risulta si rivolgono al medico di guardia, quando ne hanno bisogno, senza appuntamento.
// Lettera firmata Gentile lettrice, d’accordo: siamo sempre propensi a vedere l’erba del vicino più verde di quella del nostro giardino, e la sua esperienza in Spagna risale a qualche anno fa. Ma il servizio di assistenza sanitaria di cui ha fruito s’avvicina molto a quello che, credo, auspicheremmo di trovare in caso di bisogno anche qui da noi. D’altra parte penso che, con i dovuti aggiustamenti e cautele, non è mai un peccato «copiare» altrui esperienze o modelli di servizi in fatto di sanità o di altro, soprattutto quando si rivelano efficienti e incontrano la soddisfazione dei loro fruitori. Siamo tutti in attesa di vedere all’opera le «case di comunità» e di misurarne sul campo l’effettiva capacità di risposta ai bisogni del territorio. Pur augurandoci, scaramanticamente, di dover ricorrere solo lo stretto indispensabile ai servizi offerti. (g.c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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