Carenza di pediatri? Bisogna rivedere la convenzione

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Sulla carenza di medici di medicina generale e pediatri di base scriviamo queste poche righe, dopo aver letto l’articolo «Emergenza medici di base» che compare in data 3 settembre 2018 in prima pagina del vostro quotidiano. Dall’articolo emerge che nell’arco di poco tempo, ci sarà una vera e propria carenza di medici di base, in particolare nella provincia di Brescia si prevede un vuoto su 51 sedi ambulatoriali a seguito della carenza di un numero sufficiente di nuovi medici per coprire tale incarico. Il medico di base, si dovrà, pertanto, far carico di un numero crescente di pazienti, non solo in età adulta, ma anche nella fascia 6-14 anni. A tale proposito vorremmo far presente la situazione paradossale della pediatria di libera scelta della nostra provincia dove, spesso, i pediatri che vanno in pensione non vengono sostituiti da un altro specialista pediatra. I loro pazienti sotto i 6 anni vengono assegnati ai pediatri del distretto che hanno ancora posti disponibili, mentre sopra i 6 anni sono spesso «costretti» a scegliere un medico di medicina generale, nonostante il desiderio dei genitori di avere ancora un pediatra per il loro figlio. L’origine di questa situazione non è dovuta ad una carenza di pediatri (a Brescia ci sono circa 20 pediatre in attesa di una convenzione), ma a regole che risalgono ancora alla nascita della Convenzione della Pediatria di Base del 1981. Essa sancisce il principio dell’esclusività dell’assistenza dei bambini 0-6 anni al pediatra con la possibilità per il genitore dei bambini dai 6 ai 12 anni (nell’1987 verrà estesa l’età ai 14 anni) di mantenere l’iscrizione con il pediatra o scegliere il medico di famiglia. Ancora oggi il calcolo per stabilire la necessità di un posto di pediatria di libera scelta si basa sulla popolazione 0/6 anni. La denatalità che è andata progressivamente aumentando genera quindi la situazione attuale: vanno in pensione i pediatri, ma non c’è un numero sufficiente di bambini 0/6 per riconfermare la convenzione e i bambini sopra i 6 anni, non sempre per scelta del genitore, vengono iscritti con il medico di medicina generale. Come spesso accade in Italia in diversi ambiti, non riusciamo a stare al passo con il rapido evolversi degli eventi, in questo caso con i cambiamenti demografici. Come affrontare questa situazione? Bisognerebbe ridiscutere a livello nazionale nelle trattative per il rinnovo della convenzione pediatrica (il cui ultimo rinnovo è stato nel 2009) l’età di esclusiva 0-14/16 anni per il Pediatra. Nel frattempo, anche a livello locale si potrebbe affrontare il problema con gli organismi competenti per far partire un progetto di assistenza pediatrica esclusiva 0-14 al fine di superare l’emergenza attuale. Questo consentirebbe di sostituire i pediatri che andranno a breve in pensione con degli altri specialisti pediatri e solleverebbe da un ulteriore carico di lavoro i medici di base già impegnati nell’assistenza di una popolazione anziana in costante aumento. Soprattutto rispetterebbe il principio della tutela globale della salute del bambino sino al termine dell’età evolutiva, principio fondante della pediatria di base. Il nostro ruolo è fondamentale nell’ottica della prevenzione, per istruire le famiglie a costruire le basi per una vita sana ed evitare, o quantomeno contenere, possibili patologie nell’età adulta. Le famiglie al giorno d’oggi hanno, inoltre, bisogno di assistenza e sostegno psicologico che richiedono formazione adeguata in ambito pediatrico, capacità di ascolto e pazienza così come l’adulto e l’anziano hanno diritto ad un’assistenza dedicata e competente.

// Roberto Caputo
Segretario Provinciale FIMP - Federazione Italiana Medici Pediatri Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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