Cambio climatico. Perché in Regione ne discuteremo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Vorrei porre l’attenzione su dei dati interessanti usciti negli scorsi giorni relativi alla sensibilità dei cittadini italiani rispetto al tema dei cambiamenti climatici. Mi riferisco a un’indagine condotta dai network europei di UN Global Compact, presentata il 24 settembre come evento collaterale a New York, in concomitanza con il Leaders Summit 2025. Secondo lo studio, condotto nel 2025, l’85% degli italiani (contro la media europea dell’80%) considera infatti lo sviluppo sostenibile una priorità da collocare al centro dell’agenda politica. Di più: l’80% degli intervistati italiani chiede un impegno più deciso da parte delle istituzioni e il 79% dalle imprese, mentre il 36% degli italiani crede che gli obiettivi dell’Agenda2030 possano essere raggiunti entro il 2030. A cinque anni da questa data è necessario tenere alta l’attenzione: secondo il Progress Report 2025 delle Nazioni Unite, dei 169 obiettivi dell’Agenda 2030, solo 139 siano stati misurati correttamente dal 2015 a oggi. Tra questi, il 35% registra progressi adeguati, ma il 48% procede in modo insufficiente. Per colmare il divario servirebbero ulteriori investimenti per circa 4 trillioni di dollari l’anno. Eppure. Eppure se l’Italia decidesse di accelerare oggi la transizione ecologica e digitale, potrebbe ottenere diversi benefici economici, ridurre la disoccupazione e il debito pubblico. Lo dice il Rapporto di primavera 2025 dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) dal titolo Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità. Al suo interno lo scenario che prevede oltre alla decarbonizzazione riforme economiche strutturali mirate a incentivare investimenti verdi e innovazione a tutto campo, vedrebbe il PIL crescere dell’1,1% nel 2035 e dell’8,4% nel 2050. Al contrario l’inazione o il ritardo nell’azione produrrebbe il degrado della biodiversità e dei suoli con conseguente perdita delle rese agricole, ovvero carenza di cibo o aumenti dei prezzi per le persone. Di più: rinviare la transizione energetica vuol dire condannare imprese italiane ed europee, ma anche famiglie, a pagare bollette molto alte. In un contesto internazionale complicato e tragico come quello che stiamo vivendo è un rischio grande che queste tematiche passino in secondo piano, se non che venga attuata la volontà di relegarle «in coda» alle priorità della nostra epoca. Questo è stato il pensiero più volte ripetuto anche durante la Climate Week 2025 di New York a cui ho avuto la possibilità di partecipare. Non possiamo permetterci di sottovalutare l’importanza e l’urgenza delle azioni di adattamento sui nostri territori e il prosieguo dell’impegno della mitigazione per ridurre le emissioni. Anche perché, per parafrasare un celebre detto: se anche non ti occupi del cambiamento climatico, lui si occuperà di te. Prova ne sono gli eventi estremi che sempre più spesso in pochi minuti mettono in ginocchio i nostri territori. Ecco perché come opposizioni in Regione Lombardia abbiamo chiesto ed ottenuto un consiglio straordinario il 20 ottobre prossimo che, partendo dagli ultimi episodi avvenuti in Lombardia, torni a discutere del cambiamento climatico e di cosa è necessario fare davvero per affrontarlo. Perché una legge sul clima senza risorse come quella licenziata dalla maggioranza qualche mese fa non è certo la risposta.

Miriam Cominelli
Consigliera regionale Pd

Cara Miriam, abbiamo un sogno. Più arduo ad avverarsi - la avvisiamo - che il contrasto al cambiamento climatico stesso. È questo: che il 20 ottobre, invece di accapigliarsi su questo o quel dato e accusarsi reciprocamente, i consiglieri regionali lombardi provino per una volta ad andare d’accordo. Almeno su un punto, quello sul quale più di otto italiani su dieci concordano: sviluppo sì, ma sostenibile. Attenzione, però. Non auspichiamo un compromesso, né sentenziamo che «piuttosto di niente» sia meglio «piuttosto». Al contrario, invochiamo un punto di equilibrio alto, ambizioso. E per trovarlo occorre che gli spigoli di entrambe le parti si smussino. Chi dunque utilizza il cambiamento climatico come una clava, puntando tutto su terrore e spavento, la smetta di indossare i panni del millenarista e accetti di considerare l’altro responsabile e adulto. Coloro invece che, di riflesso, negano evidenze scientifiche e minimizzano la serietà della situazione, ricordino che inquinare meno, adottare stili di vita salubri, avere rispetto per l’ambiente, non sono concessioni fatte ai ben pensanti, bensì un favore rivolto per primi a noi stessi e poi a figli e nipoti che questo pianeta lo erediteranno. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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