Buca in strada e risarcimento dell'Anas
Probabilmente troverà banale questa mia lettera, perché riguarda casi che riempiono il nostro spazio di tutti i giorni. Mi farebbe comunque piacere far sentire la voce del cittadino di fronte alla prepotenza di certi Enti.
A febbraio 2009, mentre mi immettevo in uno svincolo della Strada Statale che da Seriate porta all'autostrada, sono finito in una buca parecchio profonda demolendo due copertoni e mettendo fuori asse l'assetto dello sterzo. Obbligandomi al fermo del mezzo con conseguente richiesta del carro attrezzi.
Ho avviato la consueta pratica per la richiesta di rimborso danni presso l'Anas di Milano, dopo che alcune conoscenze mi avevano assicurato che l'Anas è una ditta molto seria e fa sempre onore a questo tipo di incidente. La prima risposta dell'Ente è stata una richiesta di conferma dei dati che avevo appena inviato.
Dopo la mia seconda raccomandata che confermava quanto esposto già nella prima, ho ricevuto la seconda lettera dell'Ente che suonava più o meno così: "A fronte dei limiti di velocità imposti in quel tratto di strada (40 km/h), è praticamente impossibile causare danni alle vetture, pur se in presenza di buche...".
Mi sono permesso di inviare una terza raccomandata esprimendo il mio sdegno, e per tutta risposta mi hanno scritto che la pratica per loro è già archiviata.
Allora mi sono rivolto ad un avvocato, che subito si è chiesto come mai l'Anas abbia assunto un tale atteggiamento. Ben sapendo che i danni causati dalla presenza di ostacoli non segnalati sono risarcibili al 100% indipendentemente da tutte le scusanti addotte nelle varie risposte.
La mia domanda è: possibile che il cittadino debba per forza ricorrere agli avvocati per vedersi riconoscere quello che è già un suo diritto? Non sarebbe più facile chiudere le buche (che per carità è normale che si presentino sul manto stradale) e chiudere le pratiche di danno senza causare fiumi di raccomandate ed arrabbiature del caso?
Lettera firmata
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