Bimbi allo stadio, chi paga l'intero e chi entra gratis
Domenica 12 giugno a Salò si è verificato quello che tutti noi tifosi speravamo da anni: la Feralpi, vincendo i play off anche in modo rocambolesco, è passata nella divisione superiore.
Una giornata memorabile se non fosse stata rovinata da un fatto increscioso successo alla mia famiglia. Erano giorni che dicevo a mio figlio di nove anni che domenica saremmo andati allo stadio insieme. Aspettativa e desiderio si sono mescolati fino a quando alla biglietteria mi hanno chiesto di pagare, anche per lui, un biglietto intero di 14 euro. Ma non è finita qui: mi hanno anche detto che non avrei potuto portarlo in tribuna per mancanza di posti.
Così decido di lasciare perdere e tornarmene a casa con il ragazzino deluso. Deluso perché ama il calcio, perché fa parte del Gruppo sportivo della Feralpi al quale ogni mese versiamo una quota di 30 euro, perché quest'estate parteciperà al Camp di una settimana organizzato per le «giovani leve» al costo di 120 euro. E delusi anche noi genitori.
Ad un certo punto decido di vederci chiaro e torno allo stadio (da solo) dove compro regolarmente un biglietto per la tribuna. Ed ecco la sorpresa: accanto a me padri con i figli seduti accanto a condividere un momento speciale ma, beffa delle beffe, entrati gratuitamente. Qualcuno addirittura senza far parte del Gruppo sportivo. Non tesserati con posto in prima fila senza sborsare un quattrino e mio figlio a casa o al massimo in gradinata al costo di 14 euro.
Sono anni che sentiamo parlare di calcio per famiglie, che la Federazione vuole incentivare questo tipo di spettatore, che i giovani sono il futuro, non solo di questo sport, che bisognerebbe agevolare la frequentazione degli stadi ai ragazzi. Sono tutte frasi fatte per riempire i talk show? Secondo la mia esperienza direi di sì.
Al di là del fatto che credo che un bambino sotto una certa età debba entrare gratis allo stadio, penso che non sia educativo un trattamento differente tra gli spettatori. A maggior ragione se chi è costretto a stare a casa ha, non solo nel cuore, ma anche nel portafoglio, la società.
Nicola Uccelli
Salò
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