Basta stereotipi negativi: l’Africa merita attenzione

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Viviamo un’epoca nella quale aprendo un giornale si parla di «Africa» solo ed esclusivamente per descrivere fenomeni come: immigrazione illegale, delinquenza, terrorismo, miseria. Si ha ancora una visione di un continente arretrato, persino selvaggio. Non che questi fenomeni non esistano ma l’Africa «nera» non può essere solo questo. Com’è possibile che la percezione generale sia solo negativa e miserabilista mentre noi e i nostri amici ascoltiamo quasi ed esclusivamente musica di star africane: Burna Boy, Davido, Asake, Ayra, Tyla (tutti nominati per i Grammy senza che nessuno ne parli, per lo meno nel nostro Paese) e star meticce europee e africane come Aya Nakamura, Damso, Stromae e tanti altri...? Come nella musica anche nella letteratura, perché nella stampa italiana non si parla degli autori africani che sempre più numerosi vincono i più prestigiosi premi letterari, come il premio Goncourt (l’equivalente francese del premio Strega)? E cosi nell’arte, la futura curatrice della biennale di Venezia sarebbe dovuta essere Koyo Kouoh (di nazionalità svizzera e camerunese) prima della sua morte prematura. A scuola la storia resta totalmente incentrata sull’Occidente per non dire sull’Europa. Non conosciamo nulla o quasi di un continente che dista poche miglia da noi. Sembra che non ci sia assolutamente la volontà di conoscersi e di costruire ponti. Eppure è più che mai necessario. Questo è il presupposto che ha spinto Charlotte Germa e Beatrice Ouédraogo Rizzo, due sedicenni italo-francesi, la prima di origine bresciana, la seconda fiorentina, ad andare in Africa Sub-Sahariana, a farsi la «loro» idea dell’Africa: incontrare i loro coetanei, capire la loro percezione dell’Europa, «insomma creare ponti e eliminare pregiudizi». Dopo varie ricerche, hanno contattato il Labis, un laboratorio d’innovazione sociale a Porto Novo in Benin che ha accettato di accoglierle. Questa associazione aiuta i giovani dai 15 ai 35 anni che sono usciti dal sistema scolastico. Attraverso sessioni di ascolto, alle quali le due giovani hanno attivamente partecipato. Attraverso anche momenti ricreativi, i giovani vengono aiutati a ritrovare fiducia in se stessi e indirizzati per riuscire ad entrare nel mondo del lavoro.

Caterina Avanza

Grazie Caterina, sia per la lettera, sia per averci segnalato la bella iniziativa che crea un ponte tra Brescia e il Benin che è stata presentata da don Mario domenica scorsa, alla chiesa di San Cristo in via Piamarta (chi volesse saperne di più può farlo consultando il sito brebenin.com). Più in generale, condividiamo l’impressione che l’Africa sia assai più e meglio di quanto venga raccontato, anche se al GdB sosteniamo il puntiglio di fare eccezione, anche avvalendoci di collaboratori e collaboratrici di spessore: una su tutte, Romina Gobbo. Una sensibilità che trova sponda in molte persone avvedute. Pensiamo ad esempio al professor Giuliano Noci, che tre giorni fa, presentando il suo libro «Disordine. Le nuove coordinate del mondo», con la voce stentorea e il piglio schietto che lo distingue, proprio di quel continente ha tratteggiato un profilo rilevante. Una frase su tutte, pronunciata a mo’ di tuono, come per svegliare non soltanto chi era in sala: «L’Africa è il continente che dominerà la crescita economica e demografica dei prossimi decenni». Non dunque un pietismo indulgente, né una brama rapace, bensì un'attenzione autentica, aperta allo scambio vicendevole, verso quella che è stata la culla dell’essere umano e che proprio i più giovani, a cominciare proprio da Charlotte e Beatrice, possono insegnarci a conoscere ed apprezzare. (g. bar.)

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