Ascoltare l’urlo del silenzio
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Marta Chioda , 24 anni, Comezzano Cizzago Per qualcuno il silenzio è la miglior forma di concentrazione. Per qualcun altro è preghiera. C'è chi lo associa al rilassamento di mente e di corpo. E chi vi carica paure e angosce. Proprio su quest’ultimo silenzio, così assordante e doloroso, mi voglio soffermare. Mi riferisco al silenzio di tutte quelle donne che subiscono umiliazioni e violenze nel corpo e nell'anima. Donne-fidanzate; Donne-mogli; Donne-madri; Donne-figlie, Donne. Donne, la cui unica colpa è aver amato il mostro che ha lacerato e distrutto sogni e sentimenti. Chissà quante urla represse, quanti pensieri non detti, quanti lividi nascosti nel silenzio assordante di un nido diventato un macello. Mi riferisco al silenzio di quei minorenni che, per paura o per vergogna, non gridano lo schifo che hanno vissuto a causa di qualche uomo-bestia che ha abusato della loro ingenuità, della loro innocenza e dei loro sorrisi. Mi riferisco al silenzio di chi subisce terrorismo psicologico sul lavoro e ha paura di farsi sentire, paura fomentata dalla cecità dei colleghi che, indifferenti, assistono alla straziante forma di emarginazione. Mi riferisco, infatti, anche al silenzio di chi si rende complice di quanto accade. Questo silenzio, che ha l'odore dell'indifferenza e i colori dell'egoismo, è la peggior arma di distruzione della vittima silente. A volte, si ha bisogno soltanto di qualcuno che tenda una mano o sussurri parole di incoraggiamento: il silenzio del dolore è così assordante che sembra soffocare ogni barlume di speranza. C'è chi lo chiama omertà e chi reticenza: può cambiare il nome, ma non la sostanza. Il silenzio di chi ha paura è la sconfitta della libertà e sancisce la morte della democrazia. Democrazia che si spegne ogni volta che i governanti nascondono importanti verità nel mare delle bugie: quanti silenzi sono stati complici di delitti fisici e morali? Troppi. È inutile che la società ci bombardi continuamente di illusioni di falsa libertà e ci prometta ali d'oro se poi ci rinchiude in gabbie silenziose di angoscia e di paura. Smettiamo di gongolarci nel silenzio comodo dell'indifferenza e rimbocchiamoci le maniche: cominciamo, nel nostro piccolo, a promuovere una democrazia della solidarietà. Sforziamoci di leggere i silenzi altrui e di trasformali in parole, in atti. Con il silenzio della paura, la gabbia diventa soffocante. Con il coro della democrazia e l'unione di ali, le sbarre cedono e il volo prende il via. Nel cielo della libertà.
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