Allarme cinghiali, importante il ruolo dei cacciatori

AA

Pregiatissimo Direttore, mi permetto di chiederle uno spazio nella sua rubrica, per portare alcune riflessioni in merito ad alcuni articoli apparsi in questi giorni sul suo giornale. È di questi giorni, infatti, la notizia di un cane aggredito da un cinghiale a Rezzato, ed è di qualche giorno fa la notizia che vede un’associazione anticaccia, mettere in discussione l’operato delle guardie provinciali che collaborando con cacciatori esperti e titolati per la caccia al cinghiale pareva operassero illegalmente negli interventi fatti per il contenimento proprio dei maialoidi che ormai in molte zone della provincia di Brescia si stanno riproducendo sempre più. Fenomeno della forte proliferazione che avviene in molte zone d’Italia a dire il vero, e sono sempre più frequenti gli incidenti stradali spesso molto gravi. Qual è il nesso tra le due vicende, proverò a spiegarlo in modo semplice, perché chi vede il cacciatore come un essere inutile, comprenda invece che proprio per la tutela dell’ambiente riveste un ruolo fondamentale. Non serve essere esperti matematici per comprendere che un esemplare di femmina del cinghiale può partorire anche due volte l’anno e sfornare nove cuccioli per volta, in assenza di un predatore naturale superiore a lui nella catena alimentare, e in condizioni climatiche miti, con a disposizione intere montagne e pianure ricche d’alberi da frutto (uva, castagne, ghiande, ecc), questa specie se non gestita regolarmente può proliferare senza ostacoli. Ci sono i piani d’abbattimento previsti ogni anno durante la stagione venatoria, che però non sono sufficienti a contenere il fenomeno, e quindi la dove ci sono casi di pericolo o di danni evidenti nei terreni coltivati, nei parchi, o nelle proprietà in prossimità dei centri abitati si procede con dei piani d’abbattimento straordinari. Sotto il controllo di guardie provinciali, si utilizzano cacciatori con abilitazioni particolari, per prelevare i capi che possono essere un pericolo per le persone, gli animali, o le colture. Il tutto nella massima trasparenza e sicurezza per i cittadini, e per chi opera nelle battute. Perché si usa questo sistema? E non altri? Perché è il metodo meno costoso per i cittadini (in euro prossimo allo zero), e più sicuro per tutti perché operato da agenti di polizia coadiuvati da esperti cacciatori. Quindi credo che questi signori debbano essere ringraziati, e non messi in cattiva luce o peggio accusati di agire nell’illegalità. Proviamo a pensare ad un mondo senza cacciatori, come piacerebbe alle varie associazioni anticaccia, che bello. Proviamo a pensare ai molti boschi oggi curati con la fatica e il sudore di molti cacciatori (con la fedina penale più immacolata di molti rappresentanti che sono passati dal parlamento), proviamo a pensare alle migliaia di cinghiali, alle nutrie, e a quelle specie d’animali, nei prossimi anni anche i lupi, che non coincidono con gli standard dei frequentatori abituali d’oggi, ciclisti, cercatori di funghi o escursionisti con cane al seguito che oggi possono senza nessuno sforzo fruire d’angoli di paradiso, curati e mantenuti per tutto l’anno da volontari e appassionati del mondo venatorio, che non chiedono un euro alla collettività ma addirittura spendono cifre importanti per praticare la loro passione. Questo è un possibile futuro, che però non coincide con gli interessi della collettività anche economicamente, visto e considerato che i danni arrecati dai maialoidi sono poi risarciti da enti pubblici con soldi che potrebbero essere utilizzati diversamente. In sintesi l’episodio di Rezzato potrebbe avvenire molto più spesso di quanto possiamo immaginare, e le aree della provincia di Brescia che potrebbero essere coinvolte sono molte. Il pericolo quindi non sarebbe solo per i cani al seguito. Nella speranza di non alimentare sterili polemiche volevo solo ringraziare la polizia provinciale e i tantissimi cacciatori, che ogni giorno e in silenzio nonostante le molte critiche operano per il nostro territorio.

// Stefano Colosio
Assessore alla caccia comune di Villa Carcina

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato