Al Sant’Anna attesa nell’inferno visita in paradiso
Mi permetto di scriverle questa lettera in quanto vorrei alzare i riflettori su un evidente problema di sanità. Potrei intitolarla il paradiso e l’inferno visto le evidenti contrapposizioni. Ho un genitore in età piuttosto avanzata e questo comporta che spesso ci troviamo al Pronto soccorso anche per problemi di piccola entità che però vista la situazione clinica potrebbero aggravarsi. Vivendo nel quartiere di Urago Mella, tutto ciò che è esami, visite e Pronto soccorso avvengono per ovvie ragioni all’ospedale clinica S. Anna. In data 9 marzo, mio padre viene portato in Pronto soccorso per un taglio al piede assolutamente non grave ma da controllare per i motivi citati, e qui inizia il solito calvario. Pensare di aspettare meno di 2 o 3 ore è praticamente impossibile, senza una lista (come accade al Civile), senza informazioni, lasciando abbandonate persone anziane al freddo e alla puzza di questa stanzetta d’attesa che sembra stata creata appositamente per scoraggiare chiunque voglia andare al Pronto soccorso, senza assistenza (se si cercano informazioni si aspetta dietro un vetro almeno un 20 minuti) senza la minima idea che persone di una certa età seguono terapie che non gli permettono di stare su una sedia a rotelle fatiscente (bene prezioso che è quasi introvabile) per ore, senza possibilità di alimentarsi e senza che nessuno si preoccupi di come si sentano, tutto questo senza che il personale si preoccupi minimamente di cosa accade in questa saletta. Questo è l’inferno. Poi quando invece devi fare una visita (che paghi anche se con la mutua), vedi questo bellissimo complesso appena realizzato, organizzato, efficiente, pulito da fare invidia ad un hotel, dove i tempi di attesa praticamente non esistono. Questo è il paradiso (permettetemi di dirlo anche se sto parlando di un ospedale). Ora, la mia grandissima rabbia è data dal fatto che a 10 metri dall’inferno si erge questa babele perfetta, quando anche a livello logico è ovvio che avere un buon pronto soccorso porterebbe ancora più pazienti e soldini nella clinica dai nuovissimi reparti patinati. Concludo ribadendo che non me la prendo con lo staff del Pronto soccorso ma con chi lo dirige, lo organizza e dovrebbe procurare personale, strutture e strumenti per lavorare nelle migliori condizioni possibili.
// MauroRiproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato