Al mondo siamo davvero troppi E nessuno fa nulla

Le scrivo in riferimento alla lettera pubblicata il 20 luglio scorso, a firma del signor Zizioli, che ha sollevato con grande lucidità la questione del crescente pericolo legato all’aumento sproporzionato della popolazione mondiale, un tema ancora largamente sottovalutato dalla politica, dagli studiosi e, soprattutto, dai media. Condivido pienamente l’affermazione del signor Zizioli secondo cui la cosiddetta «bomba demografica» rappresenta una minaccia persino superiore a quella degli arsenali atomici. Infatti, mentre le conseguenze di un conflitto nucleare sono note anche ai potenziali vincitori, e quindi contenute da un certo grado di deterrenza, gli effetti di una crescita demografica incontrollata sembrano non ricevere la stessa attenzione o consapevolezza. A tale proposito, desidero aggiungere un ulteriore elemento di riflessione: gli studi sul cambiamento climatico evidenziano come l’innalzamento delle temperature globali, accompagnato dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’aumento del livello dei mari, stia progressivamente riducendo le terre abitabili. Questo fenomeno, unito alla crescita della popolazione, rischia di generare tensioni sociali, migrazioni forzate e insostenibilità ambientale, rendendo il futuro del pianeta sempre più incerto. È necessario che questo tema venga affrontato con urgenza e responsabilità, da tutti i soggetti coinvolti.
Giampietro BelleriConcesio
Caro Giampietro, ci perdonerà se, pur se rispettosi delle sue preoccupazioni e niente affatto superficiali nel valutarle, evitiamo di indossare panni da millenaristi, suonando campanelli, battendo tamburi e vagando per le strade annunciando che la fine del mondo è vicina. Sono almeno trecento anni che i rischi connessi all’aumento della popolazione umana agitano i sonni di studiosi scrupolosi, per i quali saremmo dovuto estinguerci da un pezzo. Da secoli le predizioni catastrofiche sono all’ordine del giorno, con forte propulsione a cavallo tra Settecento ed Ottocento. Le tesi più famose, in questo senso, furono quelle del pastore protestante, nonché demografo inglese, Thomas Robert Malthus, secondo cui, in assenza di correzioni drastiche, quali la castità, il destino dell’umanità era quello di una perenne carestia. Una previsione che, come dimostrano i nostri supermercati, non si è avverata. Il filosofo Ralph Waldo Emerson spiega così: «Affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, Malthus dimenticò che la mente umana è anch’essa un fattore nell’economia, e che i crescenti bisogni della società sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione». Premesso ciò, proprio perché ci siamo ripromessi equilibrio, non vogliamo né essere pessimisti quanto Malthus, né ottimisti al pari di Emerson. A lei e al signor Zizioli rispondiamo che è vero, si tratta di problemi reali, che vanno affrontati con urgenza e serietà. Consapevoli però che l’ecosistema umano è assai più complesso e resiliente di quanto a prima vista appaia. (g. bar.)
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