Al Banco di Prova si mira a eliminare i diritti dei lavoratori

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Chi vi scrive è un cittadino che ha voglia di far conoscere il comportamento, non molto adulto, utilizzato dalla direzione del proprio posto di lavoro durante la vertenza aziendale aperta dopo la scadenza contrattuale di secondo livello. Mi presento, sono Davide Zanca, dipendente del Banco Nazionale di Prova delle Armi sito a Gardone Val Trompia dal 2009. Per farla breve, caro direttore, le scrivo che noi è da dicembre del 2016 che lavoriamo svolgendo il nostro dovere con il contratto scaduto. Dopo aver atteso diversi mesi accettando la richiesta dell’azienda favorendola, abbiamo aperto le trattative, che ci hanno portato ad oggi, dopo diverse iniziative tra cui ore di sciopero e blocco delle ore straordinarie, a ricevere delle proposte da parte dell’azienda che non potevamo accettare. Premetto che le ultime due vertenze aziendali le abbiamo chiuse perché noi dipendenti abbiamo deciso di aumentare la produttività, ovvero rispetto alle volte precedenti le stesse ore di lavoro portano all’azienda maggiore produttività e quindi poteva benissimo far fronte alle nostre richieste economiche senza alcuno sforzo. Adesso ci troviamo al punto che noi dobbiamo far valere i nostri diritti con l’unico mezzo disponibile che è lo sciopero, e questo ha portato un po’ di disagio al comparto armiero, cosa prevedibile altrimenti nessuno si sarebbe degnato di considerarci. Quello che non capisco è come può un direttore, nel momento in cui noi non vogliamo accettare le loro proposte e dopo aver fatto ore di sciopero, arrivare a fare delle ripicche intimidatorie tipo bloccare il diritto alla mensa, che ci spetta anche avendo fatto solo 5 ore di produzione; oppure bloccare le richieste di ferie, diritti che noi lavoratori abbiamo sempre avuto. Per concludere dico che se una’azienda arriva a mettere in pratica questi atti assurdi, vorrei capire come un lavoratore può far valere i propri diritti. Ovviamente mi scuso anche a nome di tutti i miei colleghi se abbiamo portato disagi alle aziende a cui noi prestiamo il nostro servizio, ma ribadisco che tutte le azioni messe in pratica da noi sono l’unico modo che ci resta per cercare di far valere i nostri diritti. Adesso deluso ed amareggiato, le porgo i miei più cordiali saluti e spero che lei sia così cortese da pubblicare questa lettera in modo da far conoscere la verità a tutte le persone che sono vicine al nostro comparto lavorativo.

// Davide Zanca
Brescia

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