Addio città ingrata I pavoni se ne vanno a stare in campagna

Lettere al direttore
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entili abitanti di via Ardeatine, via Boschi e limitrofe, Beatrice e Riccardo sono stati trasferiti all’Agriturismo Gaia di Montirone, che gentilmente li ha accolti, con l’impegno ad integrarli nel loro folto gruppo di animali da cortile. Non li vedrete più sostare nei vostri giardini.
La decisione è stata molto sofferta, ma tra le moltissime telefonate fatte e ricevute per capire cosa fosse meglio, c’è stata quella che mio marito ha fatto al signor Cavagnini, noto allevatore bresciano di avicoli ornamentali. L’esperto conoscitore spiegava che i pavoni sono animali fatti così e nemmeno una tenuta di migliaia di ettari potrebbe bastare a garantire che non facciano qualche scorribanda. Ma è stata una sua frase in particolare a farci capire che nessun risarcimento avrebbe sanato la questione di fondo: «Le persone dicono di volere la natura, ma quando la natura è natura, e quindi sfugge al loro controllo o entra nelle loro vite in maniera straordinaria, non la vogliono affatto!».
La città per ora rimane il luogo delle automobili parcheggiate in doppia fila, dei condizionatori impostati a 16 gradi e dei botti a capodanno, sono queste le cose tollerate. E per vedere i meravigliosi colori di un pavone... tutti a mangiare e bere in agriturismo alla domenica(?!).
Sara
Cara Sara,
la poesia e la sostanza ce l’ha messa lei, cosa possiamo aggiungere noi?
Una lacrima, forse, ma sarebbe una lacrima falsa, per ghermire il buon cuore di qualche lettore. È a ciglio asciutto infatti che accogliamo l’ovvio, lo scontato della vita. E nulla di più scontato è il finale di questa storia, in cui a perderci siamo noi, abitanti di città, che nonostante i buoni propositi e le migliori intenzioni, finiamo per preferire l’ordinato, il pulito, il silenzioso, l’asettico da sala operatoria al chiasso, all’esuberanza, al caos che porta inevitabilmente in dote la natura.
Unica consolazione è che un lieto fine c’è stato. Non per noi, né per voi, bensì per Beatrice e Riccardo, a cui delle nostre paturnie non importa nulla e certo hanno trovato altri territori da esplorare impavidi, in campagna. (g. bar.)
P.S. Le parole del signor Cavagnini sono sacrosante. Andrebbero affisse sui muri, cantate nelle osterie e insegnate a scuola.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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