Addio a papà: sofferenza e poesia

Dal figlio.
AA

Mi scuso per la lunghezza della lettera ma mio padre non ha voluto epitaffi, funerali, cerimonie, per cui questa lettera è l'unico modo per ricordarlo.

Papà.

Ricominciare a scrivere dopo la tua morte si sta rivelando una fatica tremenda. Forse il dolore è ancora troppo forte, più forte dei ricordi tenuti lì rinchiusi in un angolo del cervello. Solo piccoli filamenti lascio trapelare, per paura che la falda si apra e il ricordo di te papà mi soffochi, mi prenda per la gola non lasciandomi più vivere.

Sei morto di notte vicino a tua figlia (mia sorella) e a tua moglie (mia madre), vicino alle due persone che sicuramente ti amavano di più. L'amore di un figlio per il padre è particolare è un amore rispettoso e forse nel mio caso anche un po' timoroso. Anche quando di fronte al tuo letto ti vedevo soffrire, lottare per cercare quell'ultimo respiro di vita, le mie carezze, i miei sguardi non sono mai stati così abbastanza amorevoli, così abbastanza intensi e tu sicuramente te ne accorgevi e nei molti momenti di lucidità cercavi la mamma o la Barbara.

Mentre scrivo non riesco a trattenere le lacrime che sia davanti alla tua sofferenza, sia davanti alla tua bara si erano dimenticate di bagnarmi le guance. Non amavi le cerimonie, non hai voluto il funerale, le tue ceneri saranno disperse sulle montagne, una semplicissima benedizione prima di morire (atti profondamente religiosi a chi percepiva il sacro). Mai lo giuro ti ho sentito pronunciare una parola, un commento positivo sulla tua vita, sulla tua persona, sempre spietatamente autocritico, vivevi la tua vita nella "normalità".

Papà se come mi ha scritto una persona a cui voglio bene "il dare continuità ad un importante passato che muore è la sensibilità che si apprende se c'è stato l'amore in chi ci ha educati", continui a darmi lezioni anche adesso che mi hai insegnato che noi uomini siamo impastati di nulla. Mentre soffrivi in silenzio ogni tanto dalla tua bocca uscivano parole per noi incomprensibili, poi ho capito, volevi suggerirmi una poesia. Eccola la tua poesia, io non ho fatto altro che unire le parole:

Eco, Ecoci, / So riat ala Fì. / Gò mia capìt, / sire perpleso, / gò proat a reagì.

Ghè lo mia fada, / pasiensa, / l'è nada.

Renzo Cominassi

Iseo

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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