A lezione dagli ulivi In Franciacorta si sa fare «sistema»

Lettere al direttore
AA
I
n Franciacorta si contano più di 200.000 piante di ulivi e mi sembra decisamente riduttivo parlare di «qualche uliveto sparso in Franciacorta» come emerso nel convegno dedicato alla Giornata mondiale dell’ulivo, promosso da Coldiretti proprio in Franciacorta, nel frantoio Sapor d’olio di Rodengo Saiano. Aldo Papetti e i ragazzi della Clarabella conoscono bene questa realtà, come Simone Frusca che è di casa a Monticelli, Nadia Turelli che è sebinocenterica ma frequenta anche le donne dell’olio franciacortine. E poi che dire del presidente regionale Gianfranco Comincioli, olivicoltore coraggioso non solo per il denocciolato, ma anche per aver portato in alto la qualità dell’olio gardesano.
Bene, da due anni Gianfranco Comincioli viene a Ome per consegnare la «Spiga verde» al mio comune. È un riconoscimento dato per il ruolo fondamentale avuto dall’agricoltura nella tutela e valorizzazione di un territorio molto curato sotto il profilo ambientale. Due «Spighe verdi» consecutive sono un caso unico in Italia. Solo due comuni ne hanno avuta una in Lombardia.
A Ome ci sono 40 ettari di vigneti docg, ma 70 ettari di uliveti. Il vero presidio ambientale sono stati gli ulivi che hanno fatto da cintura fra vigneti e boschi dando nuova vita ai ronchi, abbandonati dalla viticoltura perché non meccanizzabili. In fondo la passione che muove questa che viene pomposamente definita «agricoltura eroica» nasce dalla volontà di salvare le radici, di non lasciare «na a eghèr» secoli di fatiche dei nostri avi. Il paese con più ulivi sul Sebino è Marone che ha censito 17.000 piante. Poi Montisola con 15.000, Sale, Sulzano e Iseo con circa 10.000 piante ciascuno. Ome ha 21.000 piante nei ronchi più almeno un altro migliaio in giardini e broli. Monticelli ne ha poche di meno e sommando quelle di Provaglio siamo già alla quota del Sebino. Nadia Turelli può verificarlo facilmente rivolgendosi alla comune amica Gloria Rolfi, agronoma e avvocato, dirigente della Comunità montana.
In Franciacorta restano ancora 17 paesi più Collebeato, Urago e le colline dell’Oltremella che gravitano comunque su Rodengo. I frantoi sono tre (Rodengo, Cortefranca e Capriolo), ma una buona metà delle olive frantoiate sul Sebino viene dalla Franciacorta. È una realtà giovane, in mezzo al guado e che ha bisogno «di cure». Se voleste fare un giro esplorativo a Ome nell’olivicoltura franciacortina vi accompagno volentieri. Così potreste assaggiare anche il mio olio che, ovviamente per me, è il migliore del mondo... Però solo nel fruttato leggero
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Danilo Ravarini
Ome
C
aro Danilo,
solo «nel fruttato leggero»? Peccato...
Scherziamo, ovviamente, cercando di replicare con leggerezza all’orgoglio e alla promozione di un’attività meritevole, non soltanto sua.
E ci piace che la sua lettera contenga un lungo elenco di nomi e di conseguenza di storie, di competenze, perché nella società contemporanea è sempre il «gruppo» a prevalere, mai l’eccellenza di un singolo, pur lungimirante o grande che sia.
Gli studiosi lo chiamano «equilibrio di Nash», la teoria secondo cui quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale occorre agire insieme.
In Franciacorta, senza limitarsi alla teoria, hanno saputo metterlo in pratica, creando ciò che si definisce un «sistema».
Un esempio che ora torna utile per l’intera provincia bresciana, la cui economia si trova sul crinale che separa la sopravvivenza dall’irrilevanza.
Impariamo dall’olio e dal vino, insomma, che in termini di fatturato restano nicchia, ma da millenni dispensano lezioni di vita. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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