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Strage di Bologna: «Vengano resi pubblici gli atti»

L'appello a 41 anni dalla strage alla stazione, Cartabia: «La polvere si sta diradando»
La ministra Cartabia alla cerimonia per i 41 anni dalla strage di Bologna - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
La ministra Cartabia alla cerimonia per i 41 anni dalla strage di Bologna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«È ancora forte l'impegno per la ricerca della verità» della strage di «matrice neofascista» che 41 anni fa «colpì al cuore la Repubblica e la città di Bologna». A ricordarlo è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

«La polvere che rivestiva i corpi martoriati e che troppo a lungo ha coperti molteplici responsabilità, oggi si sta diradando e lascia nuovi contorni e nuovi profili dell'accaduto», dice a Bologna la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

«La strage di Bologna, come quelle che si sono susseguite negli anni della cosiddetta strategia della tensione, è un fatto opaco e oscuro, sordo, perché è mosso dal nichilismo: ha bisogno di dilaniare il corpo dell'altro, cittadino comune, innocente, e con lui dilaniare quello che un'espressione inglese chiama body politic, l'unità politica e democratica di un popolo che si riconosce in una nazione. Quello del 2 agosto 1980 fu un attacco all'intero popolo italiano e al cuore della Repubblica». Lo ha detto, in un passaggio del suo intervento alle commemorazioni della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il ministro della Giustizia, Marta Cartabia. 

«La violenza vuole provocare odio, rabbia, altra violenza - ha argomentato -: è una grande legge della storia umana e il nostro presente non ne va esente. È una possibilità che ci riguarda tutti, anche oggi. Le forme cambiano, le modalità si trasformano; ma anche nella cultura del nostro tempo l'odio cieco, incapace di comunicare, genera nemici senza nome, o ne cambia il nome, storpiandolo, per provocare una maggiore umiliazione e un più definitivo annientamento».
A giudizio di Cartabia, «dove ci si sottrae al confronto, il conflitto si trasforma in dissidio incomponibile, avvolto in un'atmosfera incandescente preda della logica amicus-hostis, amico-nemico. L'atto di terrore riduce l'altro a un silenzio di morte. Siamo qui, oggi, invece per rinnovare pienamente la memoria e il valore delle persone che sono morte, di quelle che sono state lacerate nella carne, dei loro famigliari: c'è bisogno di una parola che dia senso a tutto questo - ha concluso - e c'è bisogno di una parola di giustizia».  

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