Italia e Estero

Regionali 2023, Arrighini: «L’Autonomia è la priorità, dai trasporti all’istruzione»

L'ex deputato della Lega è il capolista di Lombarda ideale, la civica di Attilio Fontana
Giulio Arrighini - © www.giornaledibrescia.it
Giulio Arrighini - © www.giornaledibrescia.it
AA

Classe ’62, Giulio Arrighini è stato deputato della Lega per due Legislature tra il 1992 e il 1996. Dopo aver lasciato la Lega Nord entra nella Lega Padana Lombardia e tra il 2004 e il 2014 è consigliere provinciale. Nel 2017 fonda nel il movimento Grande Nord e alle Regionali del 2018 è il candidato presidente, ottenendo 15.791 voti lo 0,28%.

Un po’ a sorpresa il capolista di Lombarda ideale, la civica di Fontana, è Giulio Arrighini. Un passato glorioso nella Lega con due Legislature da parlamentare, ma con un addio consumato dal Carroccio nel 1999.

Come mai ha deciso di candidarsi nella lista Fontana, soprattutto se si pensa che 5 anni fa lei è stato avversario del presidente uscente come candidato di Grande Nord?

Perché credo che il tema dell’autonomia non possa essere sottaciuto. È tornato alla ribalta adesso, ma in questi anni non è stata propriamente una priorità. Per me lo è. E l’opportunità che Fontana mi offre se venissi eletto permetterebbe a Regione Lombardia di avere una rappresentanza in più rispetto a questo tema. Aggiungo anche che tra me e Fontana è nato un rapporto di stima tanto che mi ha proposto di candidarmi. L’ho conosciuto in uno studio televisivo e non durante il mio percorso in Lega. Ma l’ho sempre seguito: è un autonomista convinto, non dell’ultimo minuto o quando gli conviene. Il fatto poi che io abbia aderito ad «Autonomia e Libertà», l’associazione politica fondata da Roberto Castelli ha rafforzato questa mia candidatura.

Come descriverebbe il suo attuale rapporto con la Lega?

Buono. Mantengo dei rapporti di amicizia con alcuni della mia generazione, ad esempio Corrado Della Torre. Ho costruito buoni rapporti con i leghisti che sono stati in Consiglio provinciale con me per dieci anni e penso che abbiano potuto apprezzare la mia coerenza politica.

Ricordo che oltre 20 anni fa in occasione di una sua candidatura a presidente della Provincia propose una sorta di riserva etnoculturale in Valvestino. Come è cambiato Arrighini da allora?

Non è cambiato niente in sostanza, forse un po’ l’approccio perché non ho più trent’anni. Resto convinto che l’azione culturale sia basilare per dare seguito all’azione politica. Quella proposta insieme ad altre era finalizzata ad imporre un tema e a difendere quella che è la nostra identità. Le faccio l’esempio nella scuola: abbiamo bisogno di insegnanti che siano espressione del territorio, altrimenti cosa trasmettono sul piano identitario ai nostri ragazzi? E non importa se sono figli di immigrati oppure no, vivono in questa terra e devono conoscere la nostra storia e farla propria.

Fratelli d’Italia potrebbe diventare il partito di maggioranza relativa nella coalizione di centrodestra. Cosa potrebbe cambiare nella politica lombarda?

C’è il rischio che cambi perché la storia politica e culturale di Fdi è quella coerentemente della destra, quindi centralista e assistenzialista; molto lontana dalle mie posizioni. Confido che Fdi esprima dei candidati che siano consapevoli e portatori di un’identità lombarda. Un po’ meno tricolore e tanta Lombardia.

Quali sono secondo lei le priorità per la Lombardia?

Il tema dei trasporti: abbiamo una problematica annosa legata ai pendolari. È vero che Regione Lombardia ha stanziato due miliardi per il materiale rotabile e ha acquistato 222 nuovi treni di cui 79 operativi. Resta il problema della competenza e la proprietà della rete ferrata che è di Rfi e quindi dello Stato. Fino a quando non si riuscirà a stabilire che anche la rete dovrà essere data in capo alla Regione noi dovremo continuare a fare i conti con delle grosse inefficienze che ci portano lontanissimi da quelli che sono gli standard europei. C’è poi il problema delle liste d’attesa, che devono però fare i conti anche con 180mila utenti che si rivolgono a Regione Lombardia da fuori.

Mi sembra che il programma di Fontana parli giustamente anche di una medicina territoriale che deve essere rilanciata. Io ho anche il pallino della scuola e della formazione. La Lombardia ha una tradizione secolare di eccellenza che è stata la premessa per il nostro sviluppo economico. Va incentivata l’azione formativa: le scuole professionali non possono essere un parcheggio per chi non è in grado di fare il liceo. Le scuole devono avere le risorse e le strutture per formare i nostri ragazzi sul modello tedesco.

Altro?

Le infrastrutture. A me piacerebbe che venissero prese in considerazione due opere pubbliche per la provincia di Brescia. Il traforo ferroviario del Mortirolo che creerebbe uno sbocco importantissimo per il nostro territorio in Europa perché in un paio d’ore si arriverebbe in Germania. L’altro sarebbe il traforo della Maddalena che resta sempre attuale, perché non è sostenibile che via Turati sia di fatto una tangenziale in città.

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato