Italia e Estero

«Quel camion ci ha sfiorati. Ho visto in faccia l'assassino»

Pochi istanti, ma indelebili nella mente dei sopravvissuti. I racconti dei bresciani a Nizza, che si sono trovati faccia a faccia con la morte
  • Nizza dopo la strage
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Il camion punta dritto verso di loro, velocissimo, e li sfiora. La sua compagna cade a terra e batte la testa nel tentativo di schivarlo. Vedere la morte in faccia, la morte che ha la faccia dell'attentatore: «L'abbiamo visto, era vicinissimo. Mia figlia e la mia ragazza erano poco più avanti a me, si sono buttate verso sinistra per evitarlo».

Pochi istanti cuciti per sempre sulla pelle di Alberto Martinelli, di Gussago, dei suoi figli e della sua compagna, Dalila Staccoli, ancora in ospedale. Se la caverà. «Ho preso mio figlio per la felpa e l'ho trascinato per schivare il tir». Alberto è ancora in ospedale, e racconta. Il camion che passa oltre, velocissimo, la morte che si allontana, almeno per loro. Non saranno così fortunate le 84 persone rimaste sull'asfalto. E si teme siano cinque gli italiani rimasti uccisi, tra quelli di cui non si hanno più notizie.

Anche Alberto e la sua famiglia si sono trovati faccia a faccia con un volto il cui nome è rimbalzato di lì a poco in tutto il mondo: Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31enne francese di origine tunisina. «Non tornava a casa, in Tunisia, da quattro anni - ha detto il padre dell'attentatore - e non era un fanatico della religione».

I documenti dell'attentatore
I documenti dell'attentatore

L'Isis ha però rivendicato l'attacco. Le indagini intanto proseguono: sono tre i sospetti fermati dalla polizia francese.

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